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 2019  dicembre 17 Martedì calendario

Intervista a Lorenzo Buffon

La bomba gli arrivò addosso a pochi metri dal rifugio antiaereo dove si era riparato con la famiglia. Latisana, il suo paese, dove è tornato a vivere con la moglie Loredana dopo aver girato il mondo, fu martoriata da 84 bombardamenti aerei: uno di quegli ordigni polverizzò il ragazzo che stava davanti a lui. Da quel giorno non avrebbe avuto più paura di niente e di nessuno. Lorenzo Buffon è stato il portiere più grande che il Milan abbia avuto, il Milan che diventava il Grande Milan con il Gre-No-Li, l’Italia che usciva dalla guerra e entrava nel miracolo, il re del campi e del gossip, bello come un divo del cinema, forte come un gigante. A 90 anni da compiere giovedì è l’ultimo testimone di quel calcio. Fatto di pane, amore e fantasia.
Lorenzo, ma lei è sempre stato così alto?
«Ero uno e 90 a 12 anni. Ma ero un gigante buono anche da piccolo».
Che genitori erano i suoi?
«Rosa, mia mamma, era piccolina ma bellissima, l’omone era mio papà Alessandro. Si sono sposati in Francia dove vivevano. Figlio unico».
Ma era buono davvero?
«Facevo il chierichetto, frequentavo l’oratorio e disegnavo madonne».
Disegnava madonne?
«Santi, madonne, angeli. Se non fossi diventato portiere mi sarebbe piaciuto diventare pittore».
E come è finito in porta?
«Grazie alle madonne. Il prete della mia parrocchia, Don Giovanni, mi disse: visto che con quelle mani disegni madonne perché non le usi per salvare la squadra dell’oratorio?».
E funzionò?
«Benissimo. Diventai una specie di santino. Pensare che il mio ruolo all’inizio era ala sinistra».
La sua è una famiglia di portieri.
«Alessandro, mio padre, che era boemo, ha giocato nel Saint Etienne. E portiere era anche mio nonno».
E poi c’è Gigi Buffon
«Il nonno di Gigi, Luigi Gabriele, è mio cugino di secondo grado».
Peccato non ci sia stato un altro Buffon al Milan
«A dire la verità non c’è stato perché il Milan non ha voluto».
Prego?
«Da osservatore del Milan portai Gigi a fare un provino. Aveva 13 anni. Lo bocciarono e furono anche un po’ maleducati. Peccato. Chissà che Milan con un altro Buffon in porta».
Donnarumma che le pare?
«Ah, bravissimo. Prima di un Udinese-Milan venne a trovarmi. Un pezzo di pane. Se resterà diventerà il più grande portiere del Milan di sempre. Meglio anche di me».
Curioso il suo debutto nel Milan.
«Avevo vent’anni ed ero il quarto portiere. Rossetti però era anziano, Soldan si era infortunato e Milanese aveva preso sei gol nel derby. Allora prima della partita con la Samp Liedholm, il capitano, mi prende da parte e mi dice tu domenica iocare».
È vero che prima del match le diedero un bicchierino di cognac?
«Non sapevo fosse cognac».
Più forte Buffon o Ghezzi?
«La nostra rivalità era più mediatica che reale ma ha fatto bene a tutti e due. Come Bartali e Coppi».
Chi era Bartali e chi Coppi?
«Con Fausto andavo a caccia però glielo confessai: io sono tuo amico ma tifo per Bartali».
E allora come la mettiamo?
«Giorgio è stato un grande portiere, ma io sono stato capitano dell’Italia, lui no. Io ero Coppi, lui Bartali».
La sua parata delle parate.
«Con il Torino. I tifosi mi buttavano il sale per esorcizzarmi. Mi tirano sul palo, respingo, la palla finisce dall’altra parte, arriva di piatto uno del Toro, tira a colpo sicuro, io volo sull’altro palo e lo prendo. Smisero di tirarmi sale: era tempo perso».
Lei aveva l’uscita pesante.
«I giornali inglesi scrissero di me: ecco finalmente un portiere che invece di subire le cariche le fa».
Anche il leggendario Zamora aveva un debole per lei
«Dopo uno Spagna-Italia venne nello spogliatoio e mi disse: avrei voluto un figlio come te. Una delle soddisfazioni più grandi della mia vita».
Ma chi è il Maradona dei portieri?
«Lev Yashin, il portiere dell’Unione Sovietica. Una volta a una premiazione mi baciò sulla bocca. Da noi si usa, mi disse: va bene, ma ricordati che a me piacciono le donne».
Su questo non c’è dubbio. Lei era corteggiatissimo
«Si, ma io sceglievo, non corteggiavo. Soprattutto bionde. Mia moglie Loredana è bionda. L’ho conquistata a Lignano dove aveva una pizzeria».
Lei però era anche il re del gossip. Il suo matrimonio con Edy Campagnoli, la valletta di Mike Bongiorno, riempì i rotocalchi.
«Edy, che si chiamava Edda, da ragazzina si metteva dietro la porta e io le dicevo: vai a scuola. Diceva che ero più bello dei divi del cinema».
E poi?
«Una sera noi del Milan andammo in tv. Lei consegnava i fiori ai capitani: le chiesi un appuntamento».
Eravate popolarissimi...
«Non potevano neanche uscire di casa, Edy era la donna più famosa d’Italia. Dopo la rottura andai quattro mesi negli Usa per dimenticare: presi un’auto a nolo e via. New York, Chicago, Los Angeles, Las Vegas».
E pensare che facevano sorvegliare a lei i compagni di Nazionale.
«Ero il capitano, lo voleva il cittì. In ritiro trovai Lojacono in camera con Claudia Mori: feci finta di niente».
Rizzoli la voleva attore sul serio.
«Angelo, il mio presidente, ha insistito a lungo. Mi invitava nella sua villa di Ischia, c’erano i divi di Hollywood: William Holden, Frank Sinatra. Una sera mi dice: vai in cucina e facci un piatto friulano dei tuoi. Andai di nascosto al supermercato, presi dei barattoli di fagioli, poi cipolle da tagliare fine, un po’ di spezie, un piatto che faceva mia mamma, e lo servii come se lo avesse cucinato uno chef. Si sono divorati tutto».
Dicono che lei portasse fortuna
«Una sera al casinò di Saint Vincent ritrovo Rizzoli. Facciamo società, mi dice. E io: sì, tu metti i soldi e io metto i numeri. Ride, ma ci sta. Gli dico: punta il 17. Esce. Mi regala un milione in fiches. Poi si sposta su un altro tavolo: vieni con me. Mi spiace, gli rispondo, devo scappare...».
Con Gipo Viani invece...
«Sono andato via dal Milan per colpa sua anche se ero portiere e capitano dell’Italia. Me ne ha fatte di tutti i colori, compreso lasciarmi in tribuna nella finale di coppa Campioni con il Real Madrid. Vinsero 3-2. Con me non sarebbe finita così...».
Però si vendicò...
«Una volta mi fece delle proposte indecenti e io... bam! L’ho steso. Arriva Rizzoli: che succede? E io: presidente, Gipo ha avuto un malore»
Amori, pugni, parate, divi. Alla fine cos’ha imparato dalla vita?
«Che c’è sempre da imparare. Anche a 90 anni».