La Stampa, 17 dicembre 2019
La Camera pronta al voto per l’impeachment di Trump
Il presidente Trump «ha tradito la nazione, abusando del suo potere per ingaggiare una potenza straniera allo scopo di corrompere le elezioni democratiche». È l’accusa centrale con cui la Commissione Intelligence della Camera ha chiesto di approvare l’impeachment del capo della Casa Bianca, nel rapporto di 658 pagine sull’inchiesta pubblicato ieri.
Il testo però accusa Trump di aver commesso anche «molteplici crimini federali», inclusa la corruzione e la frode, per sottolineare che quello in corso non è un procedimento unicamente politico. Quindi sollecita un rapido voto, che dovrebbe avvenire già domani, per poi passare la pratica al Senato, in modo da poter avviare il processo all’inizio di gennaio. L’urgenza nasce dal fatto che il capo della Casa Bianca è ancora in carica, e quindi nella sua posizione di vantaggio potrebbe tornare a commettere gli stessi reati per favorire la propria rielezione l’anno prossimo.
«Il presidente Trump – recita l’atto di accusa – ha posto i suoi interessi politici personali al di sopra della sicurezza della nostra nazione, le nostre elezioni eque e libere, e il nostro sistema di checks and balances». I primi due punti riguardano la richiesta al collega ucraino Zelensky di aprire un’inchiesta sulle attività del figlio di Joe Biden nella compagnia energetica di Kiev Burisma, usando la minaccia di paralizzare le relazioni blaterali e congelare gli aiuti militari per circa 400 milioni di dollari, già stanziati dal Congresso. Così ha messo il suo interesse personale di colpire un avversario politico davanti a quello della nazione di avere buoni rapporti con l’Ucraina, allo scopo di contenere la Russia. In ciò rientra anche il sospetto di corruzione e frode. Il secondo punto, ossia l’accenno al sistema dei checks and balances per controllare le azioni del potere esecutivo, si riferisce invece agli sforzi compiuti per ostacolare l’inchiesta della Camera, a cui la stessa Costituzione affida il compito di gestire le indagini iniziali dell’impeachment.Il leader della minoranza Collins ha risposto con una memoria di 20 pagine, in cui dichiara che i repubblicani dissentono: «Il caso non è solo debole, ma abbassa pericolosamente i criteri per future incriminazioni. La documentazione presentata dalla maggioranza è basata su deduzioni costruite su congetture e dicerie».
Il voto alla Camera dovrebbe avvenire domani e il passaggio è assicurato, perché i democratici hanno la maggioranza necessaria ad ottenerlo, anche se il deputato Van Drew è transitato nel Gop e qualche altro dissidente, candidato nei distretti più conservatori, potrebbe opporsi all’incriminazione per non perdere il seggio a novembre.
Nel frattempo il leader della minoranza democratica al Senato, Schumer, ha inviato una lettera a quello della maggioranza repubblicana McConnell, avanzando le sue richieste per il processo. Le formalità iniziali saranno il 6 gennaio, mentre il 7 inizierà il dibattimento col giuramento del presidente della Corte Suprema Roberts. Schumer vorrebbe dare 24 ore all’accusa e alla difesa per presentare i rispettivi casi, e poi ascoltare nuovi testimoni come il capo di gabinetto della Casa Bianca Mulvaney e l’ex consigliere Bolton. Trump sarebbe favorevole ad un processo spettacolo, perché pensa che metterebbe in imbarazzo i democratici e lo rafforzerebbe in vista delle elezioni. McConnell invece vuole votare subito l’assoluzione, per evitare sorprese. Per ottenere la condanna Schumer dovrebbe convincere 20 senatori repubblicani a tradire Trump, cosa al momento non plausibile. Se però tre di loro, tipo i tiepidi Collins, Sasse e Romney, approvassero un cambiamento delle procedure che richiede solo 51 sì, il processo potrebbe diventare più insidioso per il presidente. —