Antonio Palma per www.fanpage.it, 16 dicembre 2019
“A 14 ANNI CI PUÒ ESSERE CONSENSO” - VI RICORDATE LA STORIA DELL’INFERMIERA DI PRATO CHE HA AVUTO UNA RELAZIONE (E UN FIGLIO) DA UN RAGAZZINO? I LEGALI DELLA DONNA HANNO SOLLEVATO UN’ECCEZIONE DI LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE SULL’INCAPACITÀ DEL RAGAZZO DI DARE IL SUO CONSENSO – LA DONNA È ACCUSATA DI VIOLENZA SESSUALE ED È AI DOMICILIARI E IL MARITO (CORNUTO) È IMPUTATO PER AVER RICONOSCIUTO IL BAMBINO PUR SAPENDO CHE NON ERA SUO -
Colpo di scena nel processo a carico della donna 32enne di Prato che ha avuto un figlio da un ragazzino minorenne dopo aver avuto diversi rapporti sessuali col ragazzino che all’epoca aveva solo 13 anni e che oggi ne ha quindici. Al termine dell’udienza di oggi in Tribunale, infatti, i legali dell'imputata hanno deciso di chiedere l'intervento della Consulta sollevando la questione di legittimità costituzionale.
Nel dettaglio, secondo i legali della donna, ci sarebbe "un'eccezione di legittimità costituzionale in ordine alla presunzione assoluta d'incapacità dei minori di 14 anni prevista dall'articolo 609 quater del codice penale". In pratica, la difesa sostiene che il consenso di un minore a fare sesso ci può essere anche sotto i 14 anni.
I legali della signora da tempo hanno basato la loro difesa sul fatto che i rapporti col minore fossero consenzienti e oggi, al culmine di una lunga relazione in aula, hanno sostenuto che la legge sulla violenza sessuale su minore di 14 anni ormai è obsoleta in quanto il consenso consapevole può essere dato anche da un ragazzo più piccolo e che quindi ogni caso va valutato singolarmente. Nella loro memoria difensiva, gli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri sostengono che il discrimine tassativo dei 14 anni per i ragazzi di oggi non sarebbe più valido in tutti i casi e chiedono alla corte costituzionale di esprimersi.
Acquisendo la memoria difensiva, il giudice si è riservato di ammettere l'eccezione e comunicherà la decisione nell'udienza del prossimo 20 gennaio. Il tempo necessario per permettere alle altre parti in causa, pm e parti civili, di poter esaminare la richiesta e fare le proprie controrepliche. Il processo intanto va avanti. La donna, che è agli arresti domiciliari dal marzo scorso, è accusata di violenza sessuale su minore sotto i 14 anni, violenza sessuale per induzione e violazione di domicilio. Per la stessa vicenda il marito invece è imputato per alterazione di stato civile per avere riconosciuto il bambino pur sapendo che non è suo