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 2019  dicembre 16 Lunedì calendario

DOPO TANTO “FORZA GNOCCA” ORA COMANDANO LE DONNE - CECCARELLI: “PER UNO DI QUEI PARADOSSI CHE RENDONO LA POST-POLITICA SORPRENDENTE, FORZA ITALIA È COMUNQUE DIVENTATO IL PARTITO IN CUI LE DONNE HANNO FATTO PIÙ STRADA. GELMINI E BERNINI GUIDANO I GRUPPI PARLAMENTARI. POI C’È L’ERESIA DI MARA CARFAGNA, LICIA RONZULLI CONTROLLA L’AGENDA DEL CAV. LE SCELTE DECISIVE SONO DI MARINA BERLUSCONI. E POI C’È FRANCESCA PASCALE…” -

E nel frattempo, per uno di quei paradossi che rendono la post-politica misteriosa e sorprendente, Forza Italia, o quel che ne resta, è comunque diventato il partito non si dirà più femminista, ma certo quello in cui le donne hanno fatto più strada e più si danno da fare. Così si può leggere il protagonismo politico e istituzionale di Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, saldamente alla guida dei gruppi parlamentari, e la scelta di Jole Santelli come candidata governatrice nella turbolenta Calabria; ma in questo senso va soprattutto l' ormai aperta dissidenza, se non l' eresia di Mara Carfagna che con la sua neonata frazione, "Voce libera", sia pure muovendosi a stop and go sembra procedere sul piano inclinato di una scissione, per forza di eventi connotata in rosa.

Più in generale, e con il dovuto sconcerto, colpisce come l' interminabile dissoluzione del berlusconismo vada in scena all' insegna di una sempre più accentuata presenza di figure femminili al comando o ad esso aspiranti.

Per cui se dentro Forza Italia sono donne a definire il perimetro della maggioranza e dell' opposizione interna, e se un' altra figura decisiva, Licia Ronzulli, detiene fin troppo gelosamente l' agenda del Cavaliere, sul piano famigliare e aziendale (Mondadori) le scelte decisive restano in mano a Marina Berlusconi; così come, per quanto riguarda il potere cortigiano, sia pure con l' andirivieni che caratterizza le peripezie dei vari cerchi magici da Palazzo Grazioli alle varie ville è da tempo che la neo-sardina Francesca Pascale si è fatta soggetto politico autonomo, per giunta orientata sul tema dei diritti di genere. Niente male come esito del più conclamato maschilismo della storia repubblicana!

E forse non c' è nesso fra la crisi terminale e l' accentuata presenza di donne; o forse sì. Sta di fatto che la preponderanza rosa si è imposta senza particolari lamentazioni e rivendicazioni, come per caso o necessità di auto-trasformazione, o per arcano ribaltamento, nemesi o scherzo della storia, o vai a sapere.

Ora, anche senza fare troppo gli schifiltosi, per la verità non paiono così rilevanti le ragioni politiche che in nome di una linea moderata, liberale, riformista, europeista, e via generizzando, spingono Carfagna e qualche altra anima in pena fuori dal centrodestra a trazione Salvini.

Sono tempi aridi di idealità e progetti, e al momento è difficile appassionarsi all' eventuale, ma ancora negato ricongiungimento con Renzi. Magari c' entrerà qualche bega in Campania. E però: chi mai avrebbe immaginato dieci anni fa, al culmine del ciclo storico berlusconiano, che la fiaba della «ministra più bella del mondo» sarebbe proseguita con una specie di ribellione che bene o male - e come in nessun altro partito - mette in discussione il potere di un uomo, anzi di un presidente addirittura auto-proclamatosi per statuto «a vita»?

Quando Carfagna - era il 2008 - fu imposta senza grandi esperienze alla guida delle Pari Opportunità (!) parve un gesto di arroganza così maschile che apriti cielo; e infatti la vita pubblica si popolò di fanta-intercettazioni, riandarono video di sconsolante frivolezza tele-pomeridiana, calendari osé vorrei ma non posso, a parte gli oltraggi in piazza e alcune trascurabili poesie satiriche di Camilleri. Sono cose vecchie, ma forse ricordarle oggi insegna qualcosa.

Fu proprio un complimento un po' scemo di Berlusconi a Carfagna, nella serata dei Telegatti, a scatenare la prima lettera che Veronica scrisse a Repubblica . Si stava in realtà concimando il campo per la più spaventosa serie di scandali, non c' è dubbio; ma anche per il dispiegarsi di vicende che di riffa o di raffa avrebbero per la prima volta messo in causa il patriarcato, "il Sultanato" (titolo di un' opera di Vanni Sartori, massimo scienziato della politica), la satrapia o le allegre ingenuità di un maschio, ultimo capo onnipotente che fra galanterie e patologie, scuola quadri per veline, vampirismi minorenni, gare di burlesque, cene eleganti e bustarelle olgettine, ad un certo punto - se non ora quando? - riuscì a chiamare in piazza contro di sé migliaia di donne, dalle ragazzine alle nonne, dalle Femen alle monache. E ora? Ora boh. Ora sulle rovine stanno in piedi delle donne. Ora tutto è sempre possibile.