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 2019  dicembre 16 Lunedì calendario

La carta d’identità finisce nello smartphone

Navigatori satellitari, macchine fotografiche compatte e iPod sono solo alcuni dei device hi-tech che gli smartphone hanno tirato via dalle nostre tasche. Un destino che in parte è già toccato anche al portafogli che, grazie alle app per i pagamenti digitali potrebbe tranquillamente essere lasciato a casa se non fosse necessario per avere con sé i propri documenti. Tuttavia già dal prossimo autunno, gli smartphone di ultima generazione potrebbero mandare in pensione anche la versione cartacea della carta d’identità, della patente e del passaporto. Pochi giorni fa Google, che sta lavorando al progetto già da tempo, ha infatti presentato insieme a Qualcomm, uno dei principali produttori di chip al mondo, il nuovo servizio Identity Credential. Vale a dire una app che, proprio grazie all’ultimo processore prodotto da Qualcomm (lo Snapdragon 865) e al nuovo standard di comunicazione 5G, consentirebbe di rendere digitali in tutta sicurezza i documenti di riconoscimento tradizionali. 
«Insieme a Google – ha spiegato Jesse Seed, a capo della sicurezza dell’azienda statunitense – abbiamo sviluppato la base dei sistemi di sicurezza, software e hardware, che permette di portare tutti i nostri documenti sul nostro telefono in modo inattaccabile dall’esterno, e perché possano essere riconosciuti come validi». Ovviamente, nonostante molti dispositivi potrebbero già essere dotati di questa innovazione a partire dall’autunno 2020 e cioè da quando BigG presenterà la nuova versione del proprio sistema operativo Android, prima che questa rivoluzione possa compiersi ci sarà bisogno del vaglio dei legislatori di ogni singolo Paese. 
LA SOLUZIONENegli Stati Uniti ad esempio, pare che la soluzione sia già allo studio, soprattutto per valutarne i possibili risvolti legati a privacy e cybersecurity. «Per l’Europa credo ci vorrà un po’ più di tempo – ha invece precisato Seed – Ma ci arriveremo». D’altronde, basta pensare all’Italia per comprendere che il percorso è decisamente più complesso. Non solo per le norme legate alla privacy, in genere più stringenti nel Vecchio Continente, quanto per l’avere a disposizione tecnologie abilitanti – utilizzare lo smartphone come documento di riconoscimento significherebbe ad esempio che ogni ufficio pubblico dovrebbe avere un lettore digitale e funzionari capaci di utilizzarli – e le informazioni necessarie. Nella Penisola ad esempio, dove già le competenze digitali della pubblica amministrazione sono un tasto molto dolente, non c’è ancora una anagrafe digitalizzata (forse si completerà entro l’inizio del 2021) né un’identità digitale largamente diffusa. 
LE PRATICHEUna situazione molto diversa da quella cinese dove, nelle città orientali di Quzhou, Fuzhou e Hangzhou, il servizio è già disponibile via sperimentale. Il colosso dell’e-commerce AliBaba sta testando dei documenti di riconoscimento virtuali con cui gli utenti possono già inoltrare le pratiche per ottenere la patente guida, aprire un conto bancario, effettuare il check-in in hotel o acquistare biglietti del treno. Un documento simile è stato realizzata anche dall’altro colosso cinese Tencent che attraverso la app WeChat già domina pagamenti digitali e ogni aspetto della vita quotidiana dei cittadini. Fin dal 2017, nello stato di Guangdong, ha sviluppato un programma in collaborazione con il Ministero della Pubblica Sicurezza di Pechino che gli permesso di rilasciare una carta d’identità virtuale per ogni documento di riconoscimento tradizionale rilasciato dalle autorità. Anche in questo caso però i dubbi sulla privacy garantita dal governo della Cina (e potenzialmente anche da quello Usa) sono tanti, soprattutto perché questo genere di innovazioni sono legate alla certificazione dell’identità degli utenti attraverso la biometria e il riconoscimento facciale. Vale a dire che le autorità avrebbero a disposizione un database certificato dei volti dei cittadini che, collegato all’intelligenza artificiale delle telecamere di sicurezza di ultima generazione, permettono di monitorare ogni loro spostamento o azione.