Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  dicembre 15 Domenica calendario

La Segre non vuole essere candidata al Nobel per la Pace


Una pioggia di cittadinanze onorarie, di premi, di riconoscimenti. Liliana Segre ha sempre elegantemente ringraziato dicendosi onorata, felice e fortunata. Di fronte alla proposta di candidarla al Nobel per la Pace, premio che in passato fu assegnato a personaggi come Madre Teresa di Calcutta, Kofi Annan e al Dalai Lama, la senatrice a vita ha invece sospirato così: «Bisogna dare i premi Nobel a chi li merita veramente, non a una cittadina molto più semplice come sono io. Lasciamo i Nobel ai Nobel».
Come dire, troppo. L’ha dichiarato mentre arrivava al teatro sociale di Alba dove ad attenderla c’era l’ennesimo premio, il «Tartufo dell’anno 2019», massimo tributo delle Langhe ai grandi protagonisti dei nostri giorni che quest’anno coincide con il settantesimo anniversario della medaglia d’oro al valore militare della cittadina cuneese, simbolo della Resistenza. «Per la forza con la quale ha mantenuto viva la memoria di un tragico passato, per la sua infaticabile promozione dell’amore per la vita...», hanno motivato le varie autorità.
Ma ieri i riflettori erano tutti sulla vicenda del prossimo Nobel, quello del 2020. L’idea della candidatura era stata lanciata due giorni fa al Parlamento dal sindaco dem di Pesaro Matteo Ricci ed è già stata raccolta dalle massime cariche istituzionali. «Liliana Segre rappresenta una figura di riferimento per tutta l’Italia – ha scritto su Facebook il presidente della Camera, Roberto Fico —. Parliamo di una donna che porta avanti i valori più sani di una società: il dialogo e il confronto contro ogni forma d’odio. Non è solo una custode della memoria ma una vera e propria artigiana di pace, che si impegna quotidianamente per tenere vivi i principi di tolleranza e rispetto per l’altro».
Il premio e i ricordi
Ieri ad Alba ha ricevuto il «Tartufo dell’anno» e ha ricordato le origini piemontesi della nonna
Parole condivise dalla Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati: «Ritengo sia un giusto e doveroso riconoscimento per ciò che la senatrice Segre rappresenta... È un simbolo per tutti noi, una donna straordinaria che in Senato oggi rappresenta idealmente tutte quelle donne e quegli uomini che nella parte più buia della nostra storia si sono sacrificati, hanno combattuto e sofferto per fare dell’Italia una Nazione, libera e democratica». E poi il governo, con il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini che ha sottolineato come sia «difficile immaginare chi lo meriti di più, il Nobel per la Pace», e quello dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli che parla di «esempio a livello mondiale per i valori incarnati». Insomma, un coro. Al quale si è unito, dopo il commento imbarazzato della senatrice, anche il sindaco di Pesaro che ha ribadito con forza la candidatura: «L’umiltà è una virtù dei forti, in questo mondo pieno di presuntuosi e arroganti. La grande modestia di Liliana è un motivo in più per candidarla. Il Parlamento faccia presto». Nel frattempo altri sindaci e consigli comunali hanno conferito alla senatrice la cittadinanza onoraria: Modena, Livorno, Prato e Vinci.
Mentre lei, da Alba, parlava d’altro: «Non ero mai stata prima qui. Sapevo della storia eroica della città perché un quarto della mia stirpe era piemontese». Ha ricordato il suo antico legame col Piemonte: «Oggi che sono al tramonto, mi sembra di essere come in un film: rivivo i miei primi anni felici di vita, quando avevo una famiglia e una casa, quando avevamo come musica il chiacchiericcio piemontese della nonna Olga...».