Corriere della Sera, 15 dicembre 2019
Il Bestiario moderno della politica
I partiti stanno andando in bestia. Salvini e la sua Bestia hanno tracciato la strada. La Meloni è stata la più diligente nel seguirla; la sua Bestia ha sfondato nei sondaggi. Pure a Renzi è stata attribuita una Bestia. Che poi Bestia è il gergo per definire il team digitale che si occupa della comunicazione di un leader, con connotati di aggressività, spesso di spietatezza.
Anche Dante, nella sua discesa agli inferi, incontra tre Bestie allegoriche che si frappongono al suo cammino: la lonza (lussuria), il leone (superbia), la lupa (avarizia) e che «molte genti fé già viver grame». Si va dunque ora formando un Bestiario moderno, un manuale di zoologia fantastica declinato sui miti del nostro tempo? Pinguini hackeranti, gattini twittaroli, leoni da tastiera?
Poi scoppia il fenomeno delle Sardine, non più sul web ma nelle vecchie piazze e nella vecchia tv (vista l’invadenza gentile del capobranco Mattia Santori). La simbologia del pesce ha ricoperto spesso un ruolo salvifico, è l’idea del «principio di vita», dall’ichthys greco (Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore) alla famosa predica di sant’Antonio alle sardine di Rimini.
Nei bestiari fantastici, gli animali sono cifre simboliche, ma per interpretarle bisogna scrollarsi di dosso i settarismi. Altrimenti la bestialità degli uomini non riconosce più l’intelligenza degli animali.