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 2019  dicembre 15 Domenica calendario

Un conto da 1.610 euro all’Harry’s bar. Le ultime sull’inchiesta Open


La ricevuta fiscale da 1.610 euro è stata trovata dalla Guardia di Finanza durante la perquisizione dello studio dell’avvocato Alberto Bianchi a Firenze. Spillata al documento c’era la corrispondenza in mail con il commercialista Massimo Spadoni che chiedeva precisazioni a Bianchi al fine di imputare la spesa (non esosa visto il numero dei commensali) ai fini fiscali.
Spadoni scriveva a Bianchi: “Come gia richiesto piu volte da Marco sulle ricevute dei ristoranti in special modo quelle di un certo importo scrivere o allegare elenco partecipanti e motivo”. Bianchi allora invia a Spadoni la piantina del tavolo con i partecipanti. E così, grazie alla pignoleria del commercialista, disponiamo di uno spaccato dell’attività di fund-raising del Renzismo alla sua massima potenza.
La cena è del 15 gennaio del 2016 all’Harry’s Bar di Lungarno Vespucci, fondato nel 1953, classico ed elegante. La sconfitta del referendum di dicembre 2016 era lontana e il richiamo della Fondazione Open era forte per gli imprenditori. Nella sua nota Bianchi definisce l’evento “Cena conviviale con contributori”.
Nessuno degli imprenditori è indagato ma la piantina è un reperto importante del ‘renzismo’. Per la Fondazione Open c’erano i tre big: Bianchi, Marco Carrai e Maria Elena Boschi più l’allora sottosegretario alla presidenza del consiglio Luca Lotti e il deputato Ernesto Carbone. E poi una ventina di ‘contributori’.
La piantina piazza ai due capitavola Marco Carrai e Luca Lotti e al centro dei lati lunghi Bianchi e Boschi. C’erano i renziani della prima ora come Vito Pertosa (pugliese di Monopoli, 60 anni, titolare della Angelo Investments, fondo che investe in aziende innovative) e Luigi Pio Scordamaglia, amministratore delegato di Inalca, gruppo Cremonini ed ex presidente di Federalimentare. Secondo la Guardia di Finanza, a Pertosa “sono riconducibili contributi volontari a favore della Fondazione per complessivi 100 mila euro dal 25 ottobre 2013 al primo agosto 2014”. Mentre a Luigi Scordamaglia per la Gdf “risultano collegati i contributi volontari a favore della Fondazione Open, già Big Bang erogati da Luigi Cremonini, presidente della holding Cremonini Spa, e dalla Inalca spa per un totale di 100 mila euro nel periodo che va dal 9 settembre 2013 al 18 novembre 2014”. La Guardia di Finanza nelle sue informative riporta le mail del luglio 2014 nelle quali Bianchi inoltra un gentile sollecito al finanziere Davide Serra e anche a Scordamaglia e a Pertosa (tutti contributori della prima ora) per chiedere di continuare i pagamenti alla Fondazione sulla base della ottimistica tabella di marcia stilata da Bianchi: 100 mila euro all’anno in quattro comode rate da 25 mila.
La cena del 2016 serviva anche a rinsaldare i vecchi rapporti magari sulla base di quell’antico impegno contenuto nella mail dell’ottobre 2013 diretta a pochi eletti come Serra, Scordamaglia e Pertosa: “Marco (Carrai, ndr) e io siamo (Bianchi, ndr) il terminale delle vostre comunicazioni a Matteo ogni volta che non fosse possibile interloquire con lui direttamente, e comunque sapete che siamo sempre a vostra disposizione”.
Al tavolo quella sera nel gennaio 2016 troviamo l’armatore Vincenzo Onorato. Lui e le sue società hanno donato dal novembre del 2015 al luglio del 2016, secondo la Guardia di Finanza, 300 mila euro alla Open. Poi l’allora amministratore delegato di Nexive, ora passato a guidare il colosso dei buoni pasto Edenred, Luca Palermo. Come altri commensali dell’Harry’s bar (Roberto Maretto e Pietro De Lorenzo) Palermo non risulta censito nelle informative della Finanza come contributore della Open. Poi troviamo Roberto Naldi, vicepresidente di Aeroporti di Toscana, dove Marco Carrai è presidente, nonché presidente di Corporacion America. Da ottobre 2014 a novembre 2016 le società che fanno capo a Naldi hanno donato a Open ben 100 mila euro in tutto, secondo la Gdf.
A tavola quella sera c’erano due vecchi amici di Matteo Renzi, i fratelli Leonardo e Marco Bassilichi, titolari dell’omonima società e ora al vertice del gruppo Nexi, specializzato in carte di credito e servizi finanziari.
Le società Karat e Bassilichi hanno donato alla Fondazione renziana dal 2012 al 2016 una somma di 100 mila euro. A cena, seduto al fianco di Maria Elena Boschi secondo la piantina, c’era anche Paolo Fresco, l’ex amministratore del gruppo Fiat, notoriamente amico di Marco e socio del fratello Stefano Carrai (presente anche lui a cena) nella società agricola Chiantishire. La GdF riporta versamenti per 50 mila euro provenienti da Fresco e dalla moglie, risalenti al settembre del 2012.
Più recenti e importanti i versamenti riferibili secondo la Guardia di Finanza alla famiglia di Riccardo Maestrelli, seduto secondo la piantina dal lato di Lotti. La famiglia, secondo la Gdf ha donato a Open 300 mila euro nel 2017-2018. C’era anche Luca Garavoglia, del gruppo Alicros-Lagfin, titolare del marchio Campari. Secondo la Gdf a lui farebbero capo le donazioni delle società del gruppo per 60 mila euro complessivi. Mentre 50 mila euro sono stati bonificati alla Open nel 2014 da Michele Pizzarotti, vice presidente della omonima grande impresa di costruzioni, presente anche lui al fianco di Lotti, secondo la piantina, alla cena. Infine c’era Gianluca Ansalone, allora dirigente della British American Tobacco (che ha donato dal 2014 al 2017 170 mila euro a Open per la Gdf) ora a capo delle relazioni pubbliche di Novartis.