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 2019  dicembre 15 Domenica calendario

Intervista a Giancarlo Giorgetti

«Non si governa sulle macerie». Lui la svolta «responsabile» di Salvini l’aveva anticipata. Adesso Giancarlo Giorgetti, ex sottosegretario alla Presidenza nel Conte I e testa fina della Lega, la spiega anche.
Salvini propone un Comitato di salvezza nazionale che sembra molto un governo di unità nazionale di democristiana memoria.
«È evidente al mondo intero che il governo in carica è diviso su tutto e di conseguenza incapace di decidere alcunché. Non sa se durerà tre giorni, tre mesi o tre anni. L’unica certezza è l’incertezza. Quindi bisogna stabilire cosa sia davvero l’interesse del Paese: impedire a Salvini di andare a governare o risolvere alcune questioni urgenti e poi votare? La più antica democrazia del mondo, il Regno Unito, era in una fase di stallo politico e per uscirne ha fatto decidere il popolo».
Nell’attesa, un governo che faccia poche cose chiare.
«È un’iniziativa di Salvini per la quale non nutro grandi speranze. I palazzi della politica sono sordi a un sentimento diffuso nella società civile. Ma il tempo che i palazzi credono di guadagnare è tempo perso per il Paese».
Perché dice che non nutre grandi speranze?
«Perché mi sembra che l’atteggiamento prevalente fra chi oggi governa sia un altro, cioè tiriamo a campare non facendo un c... nella speranza di logorare Salvini. Il problema è che questo stallo non logora Salvini, ma l’Italia e i suoi responsabili. Come un Andreotti rovesciato: stavolta il potere logora chi l’ha».
Appunto: a Salvini non converrebbe stare alla finestra e aspettare il suo momento?
«Sì. Però gira per l’Italia e raccoglie gli appelli quasi disperati che arrivano dalla società, specie dal mondo imprenditoriale. Senza contare che questa incertezza allontana gli investitori stranieri. Fra gli interessi della Lega e quelli dell’Italia noi scegliamo l’Italia».
Se questo governo d’emergenza si facesse, potrebbe guidarlo Conte?
«Un Conte Tre? Mamma mia... Credo che un governo del genere dovrebbe riflettere il sentimento che c’è nel Paese, quindi nei gruppi presenti in Parlamento. Tutti, da LeU a FdI. Per fare quelle quattro o cinque cose urgentissime, compresa la nuova legge elettorale».
Sulla quale, però, siete in perfetto disaccordo.
«Noi auspichiamo da sempre un sistema maggioritario. Salvini oggi ha citato l’uninominale secco, all’inglese: la sera delle elezioni si sapeva già chi le aveva vinte e chi era il premier. La maggioranza ci ha prospettato invece due soluzioni: o il proporzionale puro o il sistema spagnolo, che è un proporzionale un po’ corretto in senso maggioritario. Per noi non è l’ideale né l’uno né l’altro, ma possiamo convergere sul sistema spagnolo che almeno un minimo di premio di maggioranza lo dà».
Sull’ipotesi di un Conte Tre però non ha risposto.
«Credo che sarebbe difficile spiegarlo agli italiani. Mi sembra che le personalità non manchino, per esempio qualcuno attualmente disoccupato che gode di prestigio, ha fatto bene in Europa e così via. Why not?».
Perché no? È lo slogan con il quale Salvini ha dato il via libera per il Quirinale a Mario Draghi...
«Il nome l’ha fatto lei».
Non è che questa improvvisa svolta della Lega sia un modo per riprendersi la scena dove è apparso l’imprevisto delle Sardine?
«Responsabili lo siamo sempre stati. Le Sardine credo che siano un’invenzione di qualche mente lucida di scuola bolognese, tipo un ex presidente dell’Iri ed ex commissario europeo, e serve per togliere spazio da sinistra al M5s e per disinnescarlo definitivamente. Per il resto non credo che cambi molto la situazione, anche perché non si capisce esattamente cosa le Sardine vogliano».
Lei in un governo d’emergenza il ministro lo farebbe?
«Ma no, io ho fatto il sottosegretario un governo fa e mi è bastato. Certo così non si va avanti. La legge di bilancio è un esempio perfetto di questa improvvisazione continua. In Senato si è discusso per due giorni su un testo che non c’era, adesso va alla Camera ed è di nuovo caos. Faremo ricorso alla Corte Costituzionale contro questi metodi. È come sparare sulla Croce rossa, ma a noi interessa chi c’è dentro l’ambulanza, l’Italia. Vorremmo salvare il Paese».
Tutto molto improbabile, però. Lei è uno sportivo, a quanto darebbe un governo di unità nazionale?
«Oggi come oggi la quota è uno a 20, vale a dire che se scommetti un euro ne vinci 20. Non è facile, ma potrebbe essere un investimento interessante».