la Repubblica, 15 dicembre 2019
Sulla sardine a san Giovanni. Il commento di Michele Serra
Che una piazza convocata da ragazzi si riempia per chiedere, per bocca del portavoce, «rispetto per la complessità della politica», è stupefacente.E, se posso dirlo senza retorica, commovente. Abbiamo seguito passo passo il tracollo del linguaggio pubblico, ridotto a una poltiglia di slogan, frasette concepite per piacere ai follower e offendere il nemico, la realtà ridotta alla sua caricatura, le parole usate come sputo, come fango da tirare in faccia agli altri.È quasi la sintesi di un’epoca (la nostra) il commento che un autorevole esponente leghista, Claudio Borghi, ha prodotto online a proposito di un fatto epocale come la vittoria di Johnson (e di Brexit): “Godo”. Punto e basta.Ovvero: una persona investita di responsabilità e prestigio, un membro della classe dirigente, tra gli economisti di riferimento del primo partito italiano, si esprime come l’ultimo degli ultras (in questo, buon emulo del suo capo).Non molto più edificanti, per essere equanimi, molti dei tweet sparati online dalla sinistra “moderna”, a partire dal giustamente storico #enricostaisereno con il quale Renzi uccise, insieme al governo Letta, anche la credibilità della politica.È anche possibile, e forse probabile, che vincano i Godo-Boys. Ma grazie alle Sardine da poche settimane sappiamo che non è “da vecchi” provare disgusto per la semplificazione scema, per la banalità aggressiva. Sono ragazzi di vent’anni che chiedono di smetterla. E non è da élite chiedere cultura, intelligenza, rispetto della realtà. Le Sardine sono popolo. Ci hanno ricordato che lo siamo anche noi. Che siamo in campo. Che i Borghi non l’hanno ancora vinta.