la Repubblica, 15 dicembre 2019
il programma delle sardine
Dopo il tuffo nella Capitale quale direzione prenderanno le sardine? Il day-after piazza San Giovanni si consumerà stamattina con il primo incontro – «ma non chiamatelo congresso, non siamo un partito né mai lo diventeremo» – di tutti i referenti del movimento che hanno promosso i flash mob ittici da Bolzano a Palermo in quest’ultimo mese: sono 150, si sono parlati al telefono, via mail, ma mai visti in faccia prima d’ora. Il bilancio e il rilancio sarà fatto nei locali del centro sociale occupato Spintime che dà un tetto a un centinaio di famiglie, lo stabile di via Santa Croce dove l’elemosiniere del Papa riattaccò la corrente elettrica a maggio scorso. «Ci incontriamo per fare in modo che a gennaio ci siano altre iniziative, stavolta nelle periferie, sull’Appennino e nei paesi piccoli, nelle comunità più fragili maggiormente esposte alle sirene del populismo di Salvini» spiega Mattia Santori, voce e volto delle sardine. Ma in fondo un programma politico c’è già, sono le cinque proposte lanciate dal palco: pretendere «che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a fare politica, invece che stare in campagna elettorale permanente», che i ministri comunichino solo su canali istituzionali, che la violenza venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica, che ci sia trasparenza nell’uso che la politica fa dei social, un’informazione a difesa della verità. Infine, la richiesta di abrogare i decreti Sicurezza, misure simbolo dell’era salviniana. Le sardine partono da qui. Non ci sarà l’incoronazione di un leader, nemmeno indicazioni di voto nelle due regioni, la Calabria e l’Emilia Romagna, dove si andrà alle urne il 26 gennaio. Ma quello sarà lo spartiacque, «ci ritroveremo dopo per capire come i due laboratori regionali sono andati e lì si aprirà la terza fase» del movimento. La prima fase vissuta nelle piazze – 113 in tutto – con le sardine di cartone a sfidare il sovranismo. La seconda prevista dopo Natale, con nuove manifestazioni, ma un linguaggio ancora da innovare. Torino, per esempio, dove le sardine si sono scambiate libri potrebbe essere un modello. «Decideremo come portare arte e cultura». E il dialogo con i partiti? Adesso non è in agenda. Per questo anche al like del premier Conte Santori replica: «È apprezzabile l’apertura», ma «non c’è bisogno ora di un incontro fisico». Oggi nascerà una rete per coordinare un movimento che si candida ad essere pungolo e coscienza critica della politica, che guarda a sinistra e condanna la destra populista in nome della Costituzione e dell’antifascismo. Un’operazione forse più facile in terra emiliana, dove la coalizione di centro sinistra pur senza grillini è ampia, tutta in salita in Calabria dove il Pd è spaccato, il M5S e i civici corrono da soli e la destra è data al 47%. «Siamo quella parte che col populismo non ci vuole stare, reclameremo senso di responsabilità, faremo pressione contro l’astensionismo e la destra a trazione salviniana», incalza Jasmine Cristallo, la madre della rivolta dei Balconi, referente delle sardine in Calabria e nel Sud. Twitta Paolo Gentiloni, commissario Ue: «L’Italia s’è desta». Il segretario Pd Nicola Zingaretti incassa: «Belle le proposte, faremo di tutto per metterle in atto». Con diversa sfumatura commenta Matteo Renzi: «Risultato potente, ora si passi dalla protesta alla proposta». Inutile tirarli per la giacca. «Il nostro più grande nemico è la fretta e il rischio che corriamo è che si spenga la scintilla». Ma avvertono: «Non muore tutto adesso, non ci interessano ancora i contenuti, ma tornare nelle piazze come persone che prendono posizione e non restano indifferenti».