Corriere della Sera, 14 dicembre 2019
La Polonia dice no al piano verde dell’Ue
Per la cancelliera tedesca Angela Merkel ora c’è una «buona prospettiva di successo» nell’obiettivo dell’Unione europea di assumere la leadership nella lotta ai cambiamenti climatici per cercare di coinvolgere i grandi inquinatori mondiali come Stati Uniti, Cina e Russia. Questo perché il Consiglio dei capi di Stato e di governo europei, dopo una lunga e contrastata trattativa a Bruxelles, ha concordato le linee guida per progettare l’azzeramento delle emissioni inquinanti di CO2 entro il 2050.
La Polonia, che ha una forte dipendenza energetica dal carbone e vorrebbe rinviare fino al 2070, si è chiamata fuori dal pur generico accordo preliminare e ha spostato il riesame della sua situazione nel giugno 2020.
Ungheria e Repubblica Ceca, che inizialmente si opponevano in sintonia con la Polonia, sono state convinte anche con la promessa di fondi Ue miliardari per incentivare il passaggio verso le energie pulite. La Commissione europea della tedesca Ursula von der Leyen, che ha messo a disposizione dei governi le sue proposte tecniche, prevede 35 miliardi elevabili a 100 con interventi di privati e della banca comunitaria Bei. La Polonia avrebbe fatto trapelare sue richieste finanziarie molto più elevate. Le somme complessive del progetto per il clima verranno comunque definite quando sarà concluso il non facile negoziato sul prossimo bilancio comunitario 2021-2027.
Il nodo dei fondi
La promessa di fondi ai Paesi dell’Est per la transizione I paletti di Conte
Gli ambientalisti di Greenpeace hanno appeso striscioni di protesta sul palazzo della riunione dei leader, lamentando che l’iniziativa dell’Ue fa «troppo poco e troppo tardi». Il presidente francese Emmanuel Macron ha ammesso che non c’è da «perdere tempo». Il premier Giuseppe Conte ha condiviso l’obiettivo della neutralità climatica nel 2050. Ma ha rivendicato l’estensione degli incentivi Ue al settore dell’acciaio per utilizzarli nella modernizzazione degli impianti dell’ex Ilva di Taranto. Conte vorrebbe poi che i fondi Ue per far uscire i Paesi dell’Est dal carbone siano aggiuntivi e non prelevati da quelli per la coesione e per l’agricoltura attesi dall’Italia. Contrasti ha creato la richiesta della Repubblica Ceca di continuare a usare l’energia nucleare, appoggiata dalla Francia (che intende mantenere le sue centrali nucleari). Germania e Austria vorrebbero invece eliminare questo settore considerato non sicuro.
Il prossimo punto difficile da concordare appare l’aumento della riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030 – dall’attuale 40 per cento— che non sembra gradito da molte industrie europee inquinanti.