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 2019  dicembre 14 Sabato calendario

Bonaccini e il centrosinistra avanti in Emilia-Romagna Ma Borgonzoni lo tallona


L e elezioni in Emilia-Romagna si sono trasformate, come da tradizione italica, da consultazione amministrativa locale a test nazionale per saggiare la tenuta del governo, i rapporti di forza tra maggioranza e opposizione e, tenuto conto della storia politica della regione, per verificare lo stato di salute del Partito democratico, dopo il cambio di leadership e l’uscita di Renzi dal partito. C’è molta curiosità di sapere se, dopo l’esito delle elezioni di fine ottobre in Umbria, si verificherà la caduta di un’altra regione rossa oppure se si confermerà il tradizionale voto a sinistra.
A poco più di quaranta giorni dalle elezioni abbiamo tastato il polso degli elettori emiliano romagnoli, che in larga misura promuovono l’amministrazione uscente: infatti il 73% esprime un giudizio positivo contro il 22% che ne dà un giudizio negativo. Le valutazioni favorevoli prevalgono tra tutti gli elettorati, compreso quelli del centrodestra (55% a 42%). Si tratta di un bilancio decisamente buono, tenuto conto della «freddezza» manifestata dagli elettori in occasione delle precedenti elezioni regionali che avevano fatto segnare un record di astensioni: solo poco più di un elettore su tre (37,7%) si recò alle urne.
Tempo fa un bilancio così lusinghiero avrebbe potuto rappresentare la garanzia di una riconferma, ma oggi il successo elettorale non è più così scontato, come dimostrano alcuni casi eclatanti degli ultimi anni, le comunali di Torino su tutti, dove è prevalsa la voglia di voltare pagina. Talora, infatti, la buona amministrazione viene attribuita alle caratteristiche antropologiche di un territorio più che ad un colore politico. Per questo motivo quelli che un tempo erano considerati veri e propri baluardi, nel tempo sono diventati territori contendibili.
Concentrando l’attenzione sui due principali candidati – il presidente uscente Stefano Bonaccini e la senatrice leghista Lucia Borgonzoni, candidata del centrodestra – si registra un diverso livello di notorietà e di gradimento: il primo risulta conosciuto dall’82% degli elettori e gradito dal 55% (contro il 26% che non lo apprezza), la sfidante è conosciuta dal 71% e gradita dal 32% (con il 38% contro).
Riguardo agli orientamenti di voto emerge con grande evidenza la quota di coloro che non intendono votare o si dichiarano indecisi: oggi rappresentano quasi un elettore su due (47,2%). Sebbene sia un dato inferiore rispetto all’astensione registrata nel 2014, si tratta di un elemento che potrà influenzare l’esito elettorale, mettendo alla prova la capacità di mobilitazione dei candidati, delle forze politiche e dei movimenti, primo tra tutti quello delle Sardine, che proprio a Bologna ha fatto il suo esordio il 14 novembre scorso.
Di fatto alla pari le due coalizioni: al 43,1 il centro-sinistra che recupera lo svantaggio di 6,7% delle Europee Il centro-destra è al 42,8
Lo scenario registrato nel sondaggio odierno presenta un forte equilibrio: Bonaccini prevale di poco sulla Borgonzoni (44,2% a 42,1%), quindi con l’8,4% il candidato del M5S (testato privo di indicazione, dato che le interviste sono state realizzate prima dell’ufficializzazione di Simone Benini), mentre gli altri candidati nell’insieme raggiungono il 5,3%.
Gli orientamenti di voto per i partiti fanno segnare il consueto maggiore livello di astensione/indecisione rispetto al voto per il candidato, attestandosi al 56,2%. L’analisi delle tendenze rispetto alle elezioni recenti (Europee e Politiche) appare complicata dalla presenza delle liste dei candidati che rendono disomogenei i confronti. Tuttavia nel complesso le due coalizioni sono di fatto alla pari: il centrosinistra prevale sul centrodestra 43,1% a 42,8%, recuperando lo svantaggio di 6,7% registrato alle Europee.
La Lega si attesta al primo posto con il 25,9% (in flessione rispetto alle Europee, solo in parte compensata dalla lista Borgonzoni che è accreditata del 4,8%), seguita dal Pd con il 22,9% tallonato dalle liste in appoggio a Bonaccini che nell’insieme raggiungono il 20,2%. Al quarto posto si colloca Fratelli d’Italia con un valore più che raddoppiato rispetto alle Europee (da 4,7% al 10,1%), seguito dal M5S in forte calo (da 12,9% a 8,2%). Da segnalare l’ulteriore flessione di Forza Italia (dal 5,9% al 2% odierno).
Insomma, nella regione il centrosinistra sembra dare segni di ripresa dopo l’inedita sconfitta alle Europee. Bonaccini sembra avvantaggiato dalle valutazioni positive sul suo operato e dalla scelta di scolorire l’appartenenza al Pd (non a caso il simbolo del partito non viene da lui esibito), puntando sul buon governo e su un profilo più «istituzionale». Ma la partita è ancora lunga e il desiderio di cambiamento è sempre in agguato e non conosce tabù di sorta.