Andrea Greco per “la Repubblica”, 14 dicembre 2019
TANTO PAGHIAMO NOI - BANKITALIA COMMISSARIA LA POPOLARE DI BARI, SCIOLTI I VERTICI DELL'ISTITUTO IN CRISI E PER RIPIANARE LE PERDITE SERVIRANNO FINO A 1,2 MILIARDI - RENZIANI E 5 STELLE DISERTANO IL CONSIGLIO DEI MINISTRI, CHE NON VARA IL SALVATAGGIO, E MINACCIANO LA CRISI - PROBABILMENTE SERVIRANNO 700 MILIONI DI SOLDI PUBBLICI: 500 ORA, ALTRI 200 SE IN FUTURO EMERGERANNO NUOVE PERDITE SU CREDITI... -
Banca d'Italia commissaria la Banca popolare di Bari. E a stretto giro il governo, pur tra le polemiche, prepara la coperta del salvataggio: tra pochi mesi la banca andrà ricapitalizzata con almeno un miliardo. Ma il governo è spaccato: ieri sera i ministri di Italia Viva e dei 5 Stelle hanno disertato la seduta, perché nessuno di loro vuole essere accusato di «salvare i banchieri», come ha detto Luigi di Maio. I renziani, addirittura, minacciano la crisi di governo sul provvedimento di salvataggio della Popolare.
Così a tarda sera arriva solo un generico impegno: «Il consiglio dei ministri ha espresso la determinazione ad assumere tutte le iniziative necessarie a garantire piena tutela degli interessi dei risparmiatori e a rafforzare il sistema creditizio a beneficio del sistema produttivo del Sud». I soldi sono demandati al prossimo consiglio di ministri. Ma si stimano fino a 700 milioni "pubblici": 500 ora, altri 200 se in futuro emergeranno nuove perdite su crediti.
Il piano di riassetto, già redatto da Bankitalia con il consulente Oliver Wyman, prevede infatti che il deficit della banca sia ripianato dal Mediocredito centrale (banca controllata dal Tesoro tramite Invitalia) in tandem con il Fondo di tutela dei depositi, che si impegnerebbe con una fiche da circa mezzo miliardo messa dalle banche operanti in Italia. Il provvedimento di Bankitalia, nell' aria da giorni, ha revocato l'intero cda di Bari e nominato ben cinque commissari. «È disposto lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo - vi si legge - e la sottoposizione della banca alla procedura di amministrazione straordinaria, in ragione delle perdite patrimoniali».
Commissari straordinari sono Enrico Ajello e Antonio Blandini, mentre Livia Casale, Francesco Fioretto e Andrea Grosso «sono nominati nel comitato di sorveglianza ». A questi tre «è affidato il presidio della situazione aziendale, la predisposizione delle attività necessarie alla ricapitalizzazione della banca nonché la finalizzazione delle negoziazioni con i soggetti che hanno già manifestato interesse all' intervento di rilancio», ovvero il Fondo interbancario e il Mediocredito centrale.
La nota aggiunge che «la banca prosegue regolarmente la propria attività. La clientela può pertanto continuare ad operare presso gli sportelli con la consueta fiducia ». Tanta è la fiducia che dopo uno smottamento in corso da almeno tre anni fa resistono nei forzieri baresi 21 mila conti correnti con più di 100 mila euro, pari a oltre 2 miliardi che in caso di crac rischiano di essere intaccati dalle regole del cosiddetto "bail in".
Bankitalia, si apprende dietro le quinte, ha soppesato per giorni la decisione; anche per le ricadute reputazionali che implica commissariare una banca che cinque anni fa fu autorizzata a comprare Tercas tramite aumento di capitale ed emissione di bond da 213 milioni sui risparmiatori (titoli da rimborsare nel 2021).
E fu proprio la vigilanza a puntare sulla famiglia Jacobini, fondatrice della banca nel 1960, per formare tramite fusioni il "polo adriatico"; e nel 2011 a chiamare come capoazienda, per bilanciare lo strapotere Jacobini, l'ad Vincenzo De Bustis, rimasto fino al 2014, richiamato un anno fa e ora alla porta.
La decisione è maturata nello stallo del piano di riassetto che avrebbe dovuto immettere i primi 100 milioni nella banca pugliese entro fine anno, per ripristinare le soglie minime di patrimonio di legge. Ma gli ostacoli di esecuzione e negli organi sociali dell' istituto hanno fatto scegliere per una cornice più dura. Il commissariamento presenta, infatti, una serie innegabile di vantaggi.
Intanto consente di rinviare la redazione del bilancio 2019, in attesa di capire meglio la reale entità dei conti, e di aumentare le coperture a fronte dei 3 miliardi circa di crediti deteriorati, ormai circa un quarto dell' attivo totale; potrebbe derivarne un rosso d' esercizio vicino ai 420 milioni persi nel 2018, sempre per gli accantonamenti su crediti in mora.
Altro vantaggio è la totale discontinuità nella gestione della banca. Via De Bustis, che pure nella sua lunga carriera è sembra stato in grande sintonia con Via Nazionale; in un anno non ha trovato soluzione alla crisi della banca e ha aperte diverse indagini per reati societari alla procura barese. Ma via anche Giannelli, cugino degli Jacobini, e tutti i consiglieri nuovi e vecchi. Con loro potrebbe lasciare anche una quota di dirigenti: stamattina sono tutti convocati nella sede della banca.