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 2019  dicembre 14 Sabato calendario

Netflix mette l’acceleratore ai suoi contenuti. L’utente potrà vedere 36 ore di serie in 24 ore

Preparatevi a pensionare i vostri vecchi orologi. La giornata non ha più 24 ore. Roba vecchia, roba di altri tempi. Nel mondo di Netflix – la popolarissima piattaforma di streaming video – un giorno può avere anche trentasei ore. Non stiamo impazzendo del tutto, o forse sì, ma è tutto vero: giudicate voi. Il colosso americano, che ha in cassaforte 160 milioni di abbonati in tutto il mondo, sta testando da qualche mese (e solo su alcuni dispositivi) la possibilità di vedere i suoi contenuti accelerati con una velocità massima di 1,5 volte rispetto al normale. Perché? Per potere divorare più velocemente film e serie tv. Così, ipoteticamente, uno spettatore può fruire di 36 ore di visione nel corso di una giornata. Per poi, con buone probabilità, accasciarsi al suolo esausto.
È il fuso orario della virtualità. Un mondo, sempre più tangibile, che ora ha anche una sua specie di ora legale, o forse sarebbe più opportuno chiamarla ora commerciale. La piattaforma – che ha precisato che si stratta di una sperimentazione -, non ha inventato nulla. Ha semplicemente recepito quella che è un’abitudine sempre più diffusa tra gli utenti del web. E detestata da attori e registi, che vedono brutalizzate le loro opere. Su YouTube è disponibile da tempo e molto utilizzata. Provate per credere. L’effetto è parossistico e vagamente straniante. Sembra di vedere una di quelle pellicole del cinema muto in cui tutti sembravano muoversi veloci e scattosi. Solo che quelli erano muti, appunto. Erano frenetici, ma almeno stavano zitti. In questo caso si è anche tramortiti da un flusso velocissimo, isterico e anfetaminico, di parole. Dopo dieci minuti ci si stupisce, interloquendo con un essere umano dotato di una normale favella, che parli così lentamente. Viene quasi voglia di accelerarlo.
È una minuscola notizia, ma è anche il maiuscolo specchio di una società che cerca di andare oltre i limiti della natura, bulimica di tempo, che non riesce più a stare nella gabbia delle dodici tacche scandite dall’orologio. E a un passo dall’isteria. Meglio schiacciare il pulsante «pausa», almeno nella vita reale. Finché ci sarà concesso.