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 2019  dicembre 14 Sabato calendario

Dazi, Pechino conferma l’accordo con Washington

Pechino risponde sì a Washington. Il vice ministro al Commercio Wang Shouwen ha annunciato ieri che Cina e Stati Uniti hanno raggiunto un accordo per chiudere la cosiddetta “Fase uno” delle negoziazioni commerciali. Dopo due mesi e mezzo dal primo annuncio dell’intesa, l’11 ottobre alla Casa Bianca. La mossa cinese segue l’offerta di pace firmata da Donald Trump nella serata di giovedì e recapitata a stretto giro di posta al governo di Pechino attraverso l’ambasciatore cinese a Washington.
Ieri dunque è arrivata la conferma di Pechino sui progressi per il primo accordo che pone fine a 20 mesi di guerra commerciale tra le due maggiori potenze economiche mondiali. Come immediato risultato dell’intesa, domenica non scatteranno i dazi americani su 160 miliardi di dollari di prodotti cinesi di largo consumo, gli ultimi rimasti fuori dalle barriere tariffarie Usa. I cinesi, a loro volta, hanno cancellato i controdazi del 25% già pronti a partire domenica su auto e componentistica Usa e su altri prodotti made in Usa.
L’urgenza di chiudere l’accordo entro il 15 dicembre, evitando così un’ulteriore escalation della trade war da parte americana era dettata dalle conseguenze negative che l’ultima ondata di dazi avrebbero avuto sui consumi natalizi: nelle ultime settimane è aumentata la pressione dal mondo delle imprese per posporre i dazi che avrebbero colpito i beni di consumo. La coalizione di 150 associazioni datoriali raggruppate sotto la sigla “America for Free Trade” ha scritto una lettera a Trump: «La esortiamo a raggiungere l’accordo sulla Phase-one con la Cina senza lo spettro di nuove tariffe».
L’altro motivo è legato agli agricoltori del Midwest, tra i grandi elettori del presidente Trump. Una delle famose tre “b” – bible, le chiese evangeliche, beef, gli agricoltori, e bullets, i produttori di armi – che hanno guidato la elezione del tycoon alla Casa Bianca nel 2016 e spingeranno probabilmente la sua rielezione nel 2020. Agricoltori impegnati in questo periodo con la programmazione delle semine e la stipula dei grandi contratti di vendita, aiutati non poco dall’apertura cinese a raddoppiare gli acquisti di soia, riso, mais, grano, carni suine e avicole. Oltreché dal nuovo accordo commerciale appena firmato con Canada e Messico che apre nuove possibilità agli agricoltori Usa in Nord America e soprattutto rende meno convenienti le esportazioni agricole canadesi negli Stati Uniti.
Il testo dell’accordo raggiunto sulla Fase uno tra Stati Uniti e Cina comprende nove capitoli dedicati al rafforzamento della proprietà intellettuale, al trasferimento forzoso delle tecnologie, all’acquisto di prodotti agricoli e alimentari, all’apertura del mercato dei servizi finanziari, alle politiche valutarie, alla trasparenza normativa, alla promozione degli scambi, a una serie di considerazioni bilaterali e, ultimo capitolo, alla risoluzione delle dispute. Ci vorranno secondo gli esperti ancora diverse settimane per arrivare alla firma definitiva. Il responsabile speciale al commercio Robert Lighthizer punta di chiudere a gennaio, prima del discorso del presidente sullo Stato dell’Unione.
Trump ieri ha fatto sapere che la riduzione dei dazi esistenti sarà uno degli argomenti di cui si comincerà a negoziare subito con la Fase due, che partirà dopo la firma. Fase due che tuttavia non arriverà a conclusione prima delle elezioni americane. Sarà difficile per molti analisti convincere la Cina alle riforme strutturali chieste dagli americani. Trump sarà inoltre sempre più impegnato nella campagna elettorale. E potrà cantare vittoria per l’accordo raggiunto. Sullo sfondo inoltre resta la questione Huawei e la disputa industriale per il dominio tecnologico del futuro.
Lighthizer, oggi una delle persone più influenti a Washington, parla di un «accordo storico» e conferma che resteranno in vigore i dazi esistenti del 25% su 250 miliardi di export cinese e saranno ridotti a circa il 7,5% i dazi sugli altri 120 miliardi. Secondo le stime dell’Ufficio del Rappresentante al commercio (Ustr) l’accordo sulla Fase uno nei prossimi due anni farà aumentare di 200 miliardi di dollari gli scambi commerciali degli Stati Uniti verso la Cina.
Molta parte è quella destinata ai maggiori acquisti di prodotti agricoli Usa da parte di Pechino, fermi a 24 miliardi nel 2017 e crollati con lo scoppio della trade war del 32,7% nel 2018, e di un ulteriore 30,8% nei primi dieci mesi 2019. Pechino ha accettato di acquistare 32 miliardi di prodotti agricoli addizionali nei prossimi due anni. La Cina si è detta disposta anche a incrementare gli acquisti di servizi, di energia e di prodotti manifatturieri made in Usa.