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 2019  dicembre 13 Venerdì calendario

FORMIGLI SI VENDICA SU RENZI CON 16 MINUTI DI REPLICA PRIMA DI FAR ENTRARE DI MAIO – LUIGINO FA IL PARACULO: “LEI È UN PROFESSIONISTA CHE HA FATTO UNA DOMANDA LEGITTIMA” –  SUI SOCIAL NUOVI INSULTI DEGLI HATER RENZIANI CONTRO I GIORNALISTI, PEGGIO DEI GRILLINI DELLA PRIMA ORA CON I “GIORNALAI” E “KITIPAKA” – PURE DAMILANO SI CUCINA MATTEUCCIO: "SBAGLIA A CERCARE CONGIURE E A NON RISPONDERE ALLE DOMANDE CHE…" – VIDEO

Da www.liberoquotidiano.it Sedici minuti di replica a Matteo Renzi. durissima. Corrado Formigli apre così l'ultima puntata di Piazzapulita, in risposta alla polemica con il leader di Italia Viva. Ospite settimana scorsa di Formigli, Renzi era stato "oggetto" di una intervista spietata, con strascichi velenosissimi. Viste le accuse sul caso Open e il prestito sospetto per la villa fiorentina dell'ex premier, alcuni pasdaran renziani hanno pubblicato sui social le foto della casa di Formigli. "Un atto squadrista", ha accusato il giornalista, mentre Renzi sui social ha appoggiato i suoi paladini.

Dopo varie schermaglie in settimana, ecco "alcune considerazioni" di Formigli, in diretta, sul "mestiere di fare le domande" e "la violenza social dei partiti".  E dopo qualche minuto, in studio arriva Luigi Di Maio, che di Renzi sarebbe alleato di governo ma che picchia senza pietà: "Lei è un professionista che ha fatto una domanda legittima a Renzi e viene ripagato con una foto della sua casa online - è la solidarietà del leader M5s -. Non farei un paragone tra lei e me, noi siamo pagati dal popolo".

2 – FORMIGLI & C., NUOVI INSULTI DEI RENZIANI Giacomo Salvini per “il Fatto Quotidiano”

Insulti, linciaggio con tanto di nomi e facce dei giornalisti sgraditi fino a consigli non richiesti ai finanzieri che dovrebbero andare vedere "come può un giornalista comprarsi una casa da almeno 2,5 milioni di euro", riferimento diretto all' abitazione di Corrado Formigli nel quartiere Prati.

In questi giorni - dopo l' inchiesta sulla fondazione Open, la villa dei Renzi sulle colline fiorentine e l' intervista all' ex premier a Piazza Pulita - la costellazione dei gruppi social di Italia Viva ribolle di rabbia e livore nei confronti di cronisti e magistrati.

Uno di questi è il gruppo " ITALIA VIVA " (sì, tutto maiuscolo) dove è stato pubblicato il primo post con i dettagli sull' abitazione romana di Formigli. Qui, il bersaglio preferito dei sostenitori renziani sono proprio i cronisti: ieri è stato pubblicato un post con le facce dei "giornalisti" (Biagi, Montanelli, Bocca, Mentana) e "altri" tra cui il direttore del Fatto Marco Travaglio, Andrea Scanzi, Lilli Gruber, Lucia Annunziata, lo stesso Formigli, Giovanni Floris e Bianca Berlinguer.

E giù insulti: "giornalai", "pennivendoli mercenari", "venduti", "leccaculi" solo per citare i più leggeri. Eppure, di fronte a tutta questa bile, c' è qualche elettore renziano che non ci sta e prova a dissentire: "Post di pessimo gusto non va bene per niente, se non vi piacciono le domande che fanno non è un motivo per fare certi post" commenta Emanuele che, di fronte a chi gli dà del leghista, risponde proprio di essere "Pro Renzi e Italia Viva". "Io penso che tutti i simpatizzanti ed iscritti ad Italia Viva, dovrebbero assumere, sempre un atteggiamento educato e rispettoso" scrive un altro sostenitore renziano tentando di dissentire.

Siamo arrivati alle liste di proscrizione, io saluto il gruppo" commenta Maurizio. E giù offese. Tra i post più commentati ce n' è anche uno che invita i finanzieri a fare un controllo proprio sui giornalisti scomodi: "Scandagliamo parenti e amicizie per vedere se qualcuno che lo ha aiutato ha qualche scheletro nell' armadio - si legge - una tassa non pagata, una colf in nero, una multa tolta dal vigile urbano?

Vuoi che qualcosa, pescando a strascico, non si trova (il congiuntivo è un optional, ndr)?". Commenti: "Vergogna", "bravoo" e via così. La fonte più citata è Il Riformista di Piero Sansonetti ("Leggete lui" scrive Paolina) ma anche il sito di Italia Viva che rilancia continuamente i post e i video dell' ex premier.

A questo proposito ieri è stata la giornata del discorso in Senato di Renzi contro i magistrati sul modello di Bettino Craxi nel 1993: "Oggi, Renzi in aula, non ha fatto un discorso da Senatore, ma da vero Statista, spiegando semplicemente la divisione dei 'poteri' in una democrazia" posta Fabio Ferrantino. "Io lo farei ascoltare a scuola" gli va dietro Bianca. Poi c' è chi va oltre: "Ho ascoltato Renzi in Senato mi sono emozionata al punto, non mi vergogno, di piangere".



3 – L'ESPRESSO E IL GIORNALISMO A RICHIESTA Marco Damilano* per “la Repubblica” *direttore de "l' Espresso"

Nel discorso di Renzi al Senato manca una spietata analisi politica dei motivi per cui il sistema è arrivato a questo punto. Assenza di rappresentanza. Partiti simulacro. Liste personali. Parlamentari scelti da oligarchie (via la parvenza di uninominale che restava: tutti a guardare in tv il voto inglese). Militanti trasformati in followers, una muta aizzata contro la preda, un avversario o un giornalista critico. Dal finanziamento pubblico ai partiti siamo passati al finanziamento privato a un Capo.

È questa la crisi democratica italiana, non le indagini della magistratura sulla fondazione Open, né, tantomeno, il giornalismo di inchiesta. Sull' Espresso abbiamo scritto del lato oscuro della Lega di Salvini, di Casaleggio e della sindaca Raggi, dei soldi alla Meloni e di un' indagine su Zingaretti. Ogni volta c' è una parte politica che esulta e un' altra che invoca il complotto. «Trovo assurdo che per i rubli alla Lega si faccia il processo ai giornalisti. Il problema sono le tangenti russe, non i giornalisti italiani. Sbaglio?».

No, non sbagliava Renzi a porsi questa domanda il 6 agosto. Sbaglia ora a cercare congiure e a non rispondere alle domande che lo riguardano. Siamo giornalismo a richiesta, sì: nel senso che richiediamo una politica trasparente, non ossessivamente in difesa. Renzi ha ricordato le dimissioni di Leone nel 1978, io ricordo quelle dei ministri Lupi e Guidi, costretti a lasciare il suo governo, non per le inchieste (non erano indagati) e neppure per le campagne stampa.

Fu la Dc a chiedere al suo presidente Leone di lasciare il Quirinale. Fu Renzi a ottenere che i suoi ministri mollassero in poche ore, per motivi di opportunità. Per distruggere una reputazione non basta una copertina di un settimanale. È la politica con le sue spietatezze e le sue convenienze a farlo. Ma, in questo ha ragione Renzi, i tempi cambiano. E i settimanali restano.