La storia del calcio in 50 ritratti, Centauria 2019, 13 dicembre 2019
Breve biografia di Marco Van Basten
31 ottobre 1964 (Utrecht, Olanda)
Un paio di jeans, una camicia rosa, la giacca di renna un po’ eccessiva per essere agosto, ma che ne sottolinea la sempiterna eleganza. Sempiterna, già. È l’estate del ’95 e Marco Van Basten sta compiendo un rapido giro di campo a San Siro. Saluta con larghi gesti un pubblico milanista inebetito dalla tristezza. Marco ha 30 anni, ma ha giocato a pallone fino a 28: poi ha tentato in ogni modo di guarire la sua fragile caviglia, infliggendole quattro inutili operazioni, e il giorno prima ha ufficializzato il ritiro. “Devo salutare per l’ultima volta i miei tifosi, e poi sarà finita.” Quella sera l’umidità milanese è ai suoi massimi, eppure chiunque ami il calcio sente un brivido gelato lungo la schiena.
La storia dello sport è piena di ingiustizie – non è un mondo perfetto, non sempre prevale il merito – ma ci si mette del tempo per rassegnarsi all’idea che Marco Van Basten abbia giocato fino a 28 anni soltanto, come un James Dean del football. Una buona metà della carriera gli è stata negata, ed è un vulnus perpetrato ai danni di noi spettatori perché la bellezza diffusa dal cigno di Utrecht (mai accostamento fu più indovinato) non aveva eguali. Un centravanti così elegante malgrado il baricentro altissimo era un inedito, avremmo dovuto attendere Ibrahimovic per applaudire qualcosa di paragonabile. Le decine di gol con l’Ajax e soprattutto col Milan, le coppe dei Campioni guadagnate concretizzando il lavoro di una squadra da sogno, la favolosa rete all’Unione Sovietica della finale europea dell’88, universalmente riconosciuta come la seconda più bella di sempre dopo il coast to coast di Maradona; sono solo alcuni dei motivi per cui Van Basten, se avesse un carattere più battagliero, potrebbe rivendicare qualcosa di più dello status di secondo olandese di sempre dopo il suo maestro Johan Cruijff. Se David Foster Wallace avesse amato il calcio anziché il tennis, avrebbe certamente dedicato a lui le parole usate per esaltare Roger Federer. In quanto a stile, l’unico riferimento possibile per Marco.