La storia del calcio in 50 ritrati, Centauria 2019, 13 dicembre 2019
Breve biografia di Arrigo Sacchi
1° aprile 1946 (Fusignano, Italia)
Blade Runner. Quando sente avvicinarsi la fine della sua vita sintetica, il super replicante interpretato da Rutger Hauer va dal suo creatore per implorare più tempo. Una concessione impossibile. “La fiamma che brilla a intensità doppia brucia per metà tempo” gli risponde lo scienziato, e al cyborg non resta che perdersi “come lacrime nella pioggia”. Pare il racconto della breve parabola di Arrigo Sacchi, sei anni abbaglianti dal 1988, lo scudetto col Milan, al 1994, la finale mondiale con l’Italia. C’era stato un prima preparatorio in club sempre meno piccoli, ci fu un dopo di infelici ritorni alla ricerca della magia perduta: ma le peripezie personali del tecnico sono in fondo secondarie rispetto al suo impatto culturale sul calcio italiano, squassato alle fondamenta in sei stagioni soltanto, il passaggio di una cometa capace di seminare grandi entusiasmi e fiere opposizioni. Il Milan di Sacchi è considerato a livello mondiale l’anello di congiunzione fra l’Olanda di Michels e il Barcellona di Guardiola, un riconoscimento cui non tutti in Italia si adeguano, continuando a sottolineare la qualità dell’organico che Berlusconi gli aveva messo a disposizione, come se altre squadre dominanti fossero state composte da scarti. Arrigo, invece, ha rovesciato il nostro dna difensivo e opportunista imponendo la ricerca del secondo gol anziché la difesa del primo: ragionando così ha anche perso dei trofei, ma le coppe dei Campioni esposte in sede al Milan, piene di partite indimenticabili e straordinari campioni, giustificano quel che è stato lasciato per strada. Leninista nei fatti – il suo calcio è stata una rivoluzione permanente, innovare sempre perché il giorno dopo una vittoria qualcuno ha già trovato la contromisura – Sacchi ha pagato al suo mito un tributo di stress esagerato, decisivo per costringerlo a un ritiro ancora giovane. Oggi ripete le sue convinzioni tattiche come un mantra, lo sguardo febbrile di un profeta dannato, vigile a difesa di un’eredità erosa.