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 2019  dicembre 13 Venerdì calendario

Breve biografia di Michel Platini

21 giugno 1955 (Joeuf, Francia)
C’è stato un tempo in cui ogni settimana in Italia si giocava un Mondiale. L’iperbole è di Diego Maradona, non proprio uno qualunque, e descrive al meglio la serie A degli anni 80, quella in cui il suo Napoli sfidava l’Inter di Rummenigge, il Brasile era tutto qui a partire da Zico e Falcao, e lo scudetto magari lo vinceva Briegel. Ma il re di quel campionato, anzi “le roi”, era Michel Platini, la stella della Juve “pagata un tozzo di pane – copyright di Gianni Agnelli – sul quale lui aveva messo il foie gras”. Mai visto un francese più francese di lui, nel nostro calcio: brillante, snob, ricco di classe e di stile, a suo agio in area di rigore e nelle discussioni con l’Avvocato, cui si rivolgeva – unico in tutto l’ambiente – da pari a pari, divertendolo molto. Intelligentissimo, Platini, e con uno spirito arguto e paradossale. A Tokyo, nella partita che vale la coppa Intercontinentale, segna in acrobazia un gol meraviglioso che l’arbitro, fiscale, annulla per gioco pericoloso cancellando una grande bellezza. Chiunque altro si prenderebbe una solenne arrabbiatura: lui non si rialza da terra ma osserva la scena con fare ironico e distaccato. Un gentiluomo francese da feuilleton, come Arsenio Lupin o Jean-Paul Belmondo.
Platini ha vinto tanto: un Europeo, una coppa Campioni e una Coppe, un’Intercontinentale, una Supercoppa, due scudetti italiani e uno francese, e la bellezza di tre Palloni d’oro. Un regista goleador, sublime tiratore di punizioni, che un bel giorno decise di smetterla lì perché non si divertiva più, e a 32 anni aveva un sacco di altre cose da fare. La più importante è stata la presidenza dell’Uefa, quella mancata la presidenza della Fifa, azzoppato sul traguardo dallo scandalo di un pagamento ricevuto da Blatter, peraltro regolarmente denunciato al fisco francese. In molti abbiamo avuto l’impressione di una trappola, ma una volta che la squalifica era quasi finita il caso giudiziario si è riaperto col sospetto di una spinta a favore del Qatar per il Mondiale del 2022. Storia in pieno svolgimento, qui è impossibile aggiungere altro: il giocatore è stato un grande, il dirigente chissà.