La storia del calcio in 50 ritrati, Centauria 2019, 13 dicembre 2019
Breve biografia di Pelé
23 ottobre 1940 (Três Corações, Brasile)
I frammenti di Pelé sono ovunque, ciascuno può reclamare il suo a seconda del proprio gusto. Ci sono i gol fantastici, dal sombrero col quale buggera la difesa svedese nella finale del ’58 – terza rete più bella della storia dopo Maradona ’86 e Van Basten ’88 – alla leggerezza che lo fa galleggiare nell’aria rarefatta del Messico, sopra la testa di Burgnich, per segnare l’1-0 agli azzurri in un’altra finale mondiale, quella del ’70. C’è perfino un gol recitato, la stupenda rovesciata che decide la partita fra prigionieri e nazisti di “Fuga per la vittoria”. E poi ci sono le occasioni mancate, che definiscono altre pagine di storia.
Una l’avete appena incontrata: è la “parata del secolo” di Gordon Banks, il balzo eccezionale col quale il portiere inglese toglie di porta un colpo di testa di Pelé su cross di Jairzinho, e soltanto pensare Pelé, Jairzinho e Banks nello stesso fotogramma può essere causa di sindrome di Stendhal. In quel Mondiale del 1970, epifania massima del nostro gioco preferito, Pelé disegna altri due “quasi gol” da cineteca. Il primo è un tiro tre metri prima della linea del centrocampo contro la Cecoslovacchia, che uccellerebbe il portiere distante dai pali se non finisse fuori di pochi centimetri. Il secondo è il mio flash preferito, e arriva nella semifinale con l’Uruguay. Una palla filtrante di Tostao lo lancia verso la porta alla massima velocità, ma il numero uno della Celeste è un portiere enorme, si chiama Ladislao Mazurkiewicz, e il suo tempo d’uscita è perfetto. In una frazione di secondo Pelé calcola che il rendez-vous col pallone troverebbe il corpo dell’uruguaiano a ribattere, e allora fa una cosa concepibile soltanto da un genio. Lascia scorrere sorprendendo Mazurkiewicz, che per un attimo avrebbe la sfera a disposizione ma è troppo basito per intercettarla. Pelé lo aggira e incrocia il diagonale verso il palo opposto: anche qui la palla esce di nulla, quasi che tanta bellezza non fosse consentita. Nemmeno all’unico uomo capace di vincere tre Mondiali.