La storia del calcio in 50 ritrati, Centauria 2019, 13 dicembre 2019
Breve biografia di Gerd Müller
3 novembre 1945 (Nördlingen, Germania)
Oggi che passa le sue interminabili giornate in una clinica per i malati di memoria, Gerd Müller stenta a ricordare stadi e partite dei suoi gol. Anche i compagni sono ormai avvolti dalla nebbia, quei compagni – Beckenbauer, Maier, Rummenigge – che a fine carriera erano intervenuti con decisione per salvarlo dal buco nero di alcolismo e depressione post-ritiro, e gli avevano restituito un’esistenza dignitosa, accanto a loro, nei quadri del Bayern. Ora Müller fatica a ricostruire la dinamica dei gol della finale europea del ’72 con l’Urss, o quella della rete decisiva nella finale mondiale del ’74 contro l’Olanda, o ancora i bersagli timbrati contro Atletico e Leeds in due delle tre finali di coppa Campioni portate a casa. Non li ricorda, però li “sente” perché la sua grandezza – ciò che l’ha reso il centravanti puro più pericoloso di sempre – era istintiva. Müller possedeva una lettura delle traiettorie, dei rimbalzi e delle deviazioni fuori da ogni parametro: letteralmente sapeva in anticipo rispetto agli altri dove sarebbe passato il pallone. E si piazzava lì, come quello che guadagna il posto migliore prima che gli altri si mettano in coda, e dalla rendita di posizione estrae vantaggi e gloria.
Müller non saprebbe più raccontare i due gol ad Albertosi della mitica Italia-Germania dell’Azteca, il modo in cui sfruttò l’equivoco tra portiere e Poletti a inizio supplementari e quello con Rivera guardiano distratto del palo sul 3-3. Ma gli è certamente rimasto nelle narici l’odore della paura dei difensori rivali, l’ansia che li portava a sbagliare quando lui era nei paraggi. E lui era sempre nei paraggi, implacabile di testa pur essendo basso, mortale scattista pur essendo pesante, lieto come il calabrone che strutturalmente non potrebbe volare, ma siccome non lo sa vola. Adesso il vecchio Gerd vede attorno a sé camici candidi e volti sorridenti, e gli sembra che il tempo non sia trascorso. Sono compagni in maglia bianca che gli vengono incontro per festeggiarlo dopo un gol.