La storia del calcio in 50 ritrati, Centauria 2019, 13 dicembre 2019
Breve biografia di Rinus Michels
9 febbraio 1928 (Amsterdam, Olanda) 3 marzo 2005 (Aalst, Belgio)
Nell’albero genealogico del calcio totale, quello cresciuto in Olanda e sviluppatosi al massimo in Catalogna, Rinus Michels occupa la posizione più elevata. È il capostipite, il bisnonno da cui parte ogni ramificazione, da quella diretta di Cruijff a quella conseguente di Guardiola. Rinus, detto il Generale per l’autorevolezza più che per i modi spicci, è l’uomo che crea il grande Ajax, che lo trasporta in nazionale nel fantastico Mondiale ’74 – quello di cui tutti ricordano la seconda classificata meglio della prima –, che va a Barcellona per evangelizzare nuovi territori, che a fine carriera torna sulla panchina dell’Olanda per guidare un’altra generazione al top della storia oranje, l’Europeo ’88.
Michels è l’uomo dell’Arancia Meccanica, film di Kubrick del 1971 il cui titolo viene adottato dalla nazionale arancione: “meccanica” è la sensazione data da quel gioco codificato, i difensori che corrono in avanti per lasciare in fuorigioco gli avversari, i centrocampisti che pressano alti per accelerare le transizioni, le punte che arretrano per creare la superiorità numerica, i ruoli interscambiabili, tutti sanno fare tutto. Cruijff, Neeskens, Krol, Haan, Rep, Van Hanegem, Rensenbrink: campioni assoluti, certo, ma che il calcio totale esalta in un ensemble rivoluzionario. Non è solo sport: Ajax e Olanda diventano i messaggeri della modernità, come rockstar aprono i ritiri alle loro donne spazzando via decenni di pregiudizi, sono il ’68 del calcio. Nell’imperdibile “Teambuilding” – il libro che racconta la sua vita – Michels spiega di aver lavorato sulla mente dei suoi assi, e non soltanto per istruirli alla tattica. È sua la prima delle tre coppe Campioni consecutive dell’Ajax (poi gli subentra l’allievo romeno Kovacs), è suo il meraviglioso argento mondiale del ’74, perso in finale dalla Germania perché dopo l’immediato 1-0 “ci siamo dimenticati di segnare il secondo gol”, è suo il suggello dell’Europeo ’88, vinto con i Van Basten, i Gullit, i Rijkaard. Un risarcimento, prima che un trionfo.