Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  dicembre 13 Venerdì calendario

Breve biografia di Leo Messi

24 giugno 1987 (Rosario, Argentina)
Ho passato molte serate della mia vita in una tribuna stampa a guardar giocare Leo Messi. Parafrasando Best potrei dire che le altre le ho sperperate, e non sarebbe vero perché di buon calcio ne ho visto anche altrove; però niente come una partita di Messi che in tanti anni è stato quasi sempre eccezionale, e ovviamente la cosa è eccezionale in sé – concilia l’animo al gioco del calcio, ne descrive la magia e regolarmente sorprende lì dove ogni sfaccettatura dovrebbe essere arcinota. Esistono decine di prestazioni strabilianti di Leo, occasioni in cui ho guadagnato del tempo – non direi mai perso per applaudirlo mentre il computer reclamava l’articolo. Ne scelgo due perché nel mio ricordo sono opere d’arte come un quadro di Picasso.
La prima risale al 2007 ed è un Clasico al Camp Nou che finisce 3-3: tre gol di un Real in missione – è l’anno del Capello-bis – contro tre gol di Messi, uno più bello dell’altro, a porre le basi di quella che è stata chiamata la sua “estetica supersonica”, ovvero giocate bellissime a una velocità da mal di testa. Ecco, questo è il primo aspetto di Leo consegnato agli storici: anche correndo a cento all’ora sa utilizzare i piedi come strumenti di precisione. La seconda gara è del 2010, un 4-1 all’Arsenal con quaterna personale, la tempesta perfetta coronata da un pallonetto in corsa sull’uscita di Almunia che mi è rimasto impresso sulla retina come un ologramma di bellezza. Sono notti in cui tanti mi hanno chiesto se quanto visto in tv fosse successo davvero, e non mi sono mai sentito così privilegiato nel poterlo confermare dal vivo. C’è una venatura fiabesca in tutto ciò che circonda Leo, a partire dai problemi di crescita quand’era bambino e dal provino per il Barça nel quale Charly Rexach – dovrebbero dedicargli una statua decise di prenderlo nel tragitto fra lo spogliatoio e la sua sedia a bordo campo, quel che aveva visto in trenta secondi di passeggiata era ampiamente sufficiente. Perché come disse una volta Valdano, Messi è Maradona tutti i giorni.