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 2019  dicembre 13 Venerdì calendario

Breve biografia di Paolo Maldini

26 giugno 1968 (Milano, Italia)
“Maldini su Michel” è il titolo, essenziale e strillato, che la Gazzetta spara in prima pagina alla vigilia di Italia-Spagna, seconda e decisiva partita del nostro Europeo ’88. Michel è la splendida mezzala della “Quinta del Buitre”, la generazione di campioni imperniata su Butragueno che ha rilanciato il Real Madrid e la Spagna. Fortissimo, un vero incubo, ed è anche per farci coraggio che “gridiamo” questa marcatura. Perché Paolo Maldini ha soltanto 20 anni, ma ha appena vinto il suo primo scudetto con il Milan e tutti, amici e avversari, hanno capito che se gioca non è per via di papà Cesare. Gioca perché è destinato a diventare il più grande difensore della storia.
Il giorno dopo Maldini azzera Michel. Non gli fa letteralmente toccar palla, l’Italia batte la Spagna e la favola della Nazionale di Vicini può proseguire. È il primo dei molti esami superati di una carriera impareggiabile. Maldini è un uomo chiave nella conquista delle due coppe di Sacchi; le assenze di Baresi e Costacurta lo spostano al centro nella finale “impossibile” del ’94 col Barcellona, e lui domina la scena. Alla fine le Champions vinte sono cinque e altre tre le perde in finale, soltanto Gento ha fatto di meglio (6-2). Ma soprattutto Maldini è un’icona riconosciuta nel mondo di talento, pulizia e sportività, il sogno proibito (e confessato) di Ferguson. La figura alla quale i milanisti si aggrappano in questi tempi difficili, perché Paolo è sempre stato uomo di soluzioni, pure impervie, anche uno contro tre.
Se da giocatore gli è rimasta un’angustia, è quella di non aver vinto anche in maglia azzurra. Ci va vicinissimo all’Europeo 2000, quello perduto quando ormai sembrava fatta, e lo ricordo al centro del campo, sfasciato dalla delusione, a presenziare alla premiazione dei francesi come da doveri del capitano avversario. Regge in una mano la targa del secondo posto appena ritirata, Paolo, ma tiene il braccio teso per allontanarla il più possibile, quasi fosse una vedova nera. È la sconfitta, e non vuole nemmeno vederla.