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 2019  dicembre 13 Venerdì calendario

Breve biografia di Helenio Herrera

10 aprile 1910 (Buenos Aires, Argentina) 9 novembre 1997 (Venezia, Italia)
Nel 1920 la famiglia Herrera, emigrata in Argentina all’inizio del secolo, decide di riattraversare l’Atlantico per cercare fortuna in Marocco. All’arrivo della nave a Casablanca il trasbordo deve avvenire su scialuppa, e la madre del piccolo Helenio, goffa e pesante, perde l’equilibrio cadendo in mare. Sono momenti drammatici perché alla disperazione del padre, che non sa nuotare come la sua sposa, corrisponde il gelido cinismo dei barcaioli. Per salvarla pretendono un compenso. La contrattazione è rapida, la donna sta annaspando in sempre più grave pericolo: Helenio, che ha 10 anni, vede il padre passare ai rematori un fascio di banconote – buona parte dei suoi risparmi –, e quelli finalmente tirano su la donna stremata. Herrera racconterà sempre che quello è il momento in cui ha compreso che ciò che conta nella vita sono i soldi, perché al caso te la salvano.
Nasce praticamente così la figura dell’allenatore moderno: sin lì era più o meno il tizio che consegnava le maglie e sceglieva chi mettere in porta – è un’iperbole, nessuno si offenda – da H.H. in poi è il deus ex machina di ogni club, lo stratega che decide uomini e soprattutto tattiche, facendosi compensare non come un accompagnatore, ma da protagonista. Angelo Moratti, che attorno a lui costruisce un’Inter da tre scudetti, due coppe Campioni e due Intercontinentali, se lo fa consigliare da Alfredo Giorgi – mitico corrispondente dalla Spagna della Gazzetta – che ne ha verificato abilità e carisma all’Atletico Madrid e al Barcellona. Sboccia così uno squadrone che, unico assieme al Torino (ma lì c’era stata Superga), si merita l’appellativo di Grande. Herrera lo plasma importando campioni come Suarez e crescendo ragazzi di talento come Mazzola e Facchetti, e miscelando il tutto con una dialettica stordente. Mitologici i cartelli motivazionali che appende negli spogliatoi, da “Taca la bala” in giù, indimenticabile la rivalità cittadina con Nereo Rocco, allenatore del Milan. Peppone e Don Camillo in salsa calcistica.