La storia del calcio in 50 ritratti, Centauria 2019, 13 dicembre 2019
Breve biografia di (Sir) Alex Ferguson
31 dicembre 1941 (Glasgow, Scozia)
Sir Alex Ferguson non ha mai apprezzato i buoni perdenti. “Io voglio gente che non sappia accettare la sconfitta, che dalla rabbia non riesca a prendere sonno, che sia furiosa con se stessa per aver perso. Perché è questa la gente che nella partita successiva farà di tutto pur di non riprovare quel dolore.” Una dichiarazione d’intenti che fotografa l’uomo nato nel quartiere portuale di Glasgow, abituato fin da bambino a lottare per andare avanti; un uomo che considera il bon ton sportivo roba da fighetti, e che interpreta la vittoria come l’unico mezzo per sopravvivere, crescere, prosperare. Un socialista orgoglioso, assolutamente convinto delle virtù del collettivo – si prevale soltanto se ciascuno aiuta chi gli sta accanto – ma felice di valorizzare le grandi individualità incontrate lungo 27 anni di cammino al Manchester United: dal leader morale Cantona a quello psicologico Keane, dal leader tecnico Ronaldo a quello agonistico Rooney. Tutta gente passata per l’hairdryer, l’asciugacapelli, nome in codice delle sfuriate di Ferguson nello spogliatoio quando le cose non andavano. Il povero Beckham si prese perfino uno scarpino in faccia, e il suo bel viso ebbe bisogno di alcuni punti di sutura. “Dalla rabbia diedi un calcio a ciò che avevo a tiro, ci riprovassi un milione di volte non prenderei mai David”, ma quel giorno dovettero separarli perché gli animi si scaldarono.
È un uomo così, duro oltre ogni limite, che convince i suoi che una finale di Champions può essere ribaltata anche nei minuti di recupero: sono i suoi cambi Sheringham e Solskjaer a firmare la rimonta incredibile, quella che abbatte il Bayern quando ormai aveva le mani sulla coppa. Ferguson vince più di chiunque altro col suo stile deciso fino all’arroganza, ma patisce l’ingresso in scena dei nuovi attori: la crescita araba del City – i “vicini rumorosi” come li ha sempre chiamati – lo mette a disagio fino a consigliargli il ritiro. Da allora lo United è rimasto subalterno: Sir Alex è ancora insostituibile.