La storia del calcio in 50 ritrati, Centauria 2019, 13 dicembre 2019
Breve biografia di Cristiano Ronaldo
5 febbraio 1985 (Funchal, Portogallo)
La neve arriva già in autunno a Carrington, il paesino fuori Manchester in cui sorge il centro sportivo dello United. Quando Cristiano Ronaldo giocava lì, accadeva spesso che a fine allenamento uscisse da una porticina laterale che dava sulla boscaglia, e cominciasse a palleggiare in velocità nel sottobosco innevato per migliorare riflessi e controllo. Un esercizio supplementare che si infliggeva con la solita determinazione; come i primi tempi di Madrid, insoddisfatto dei carichi di lavoro muscolare, succedeva che chiedesse in gran segreto qualche tabella integrativa ai preparatori dello United, nei quali riponeva maggiore fiducia. Questo è Cristiano: un fuoriclasse convinto che la sua curva ascensionale possa essere infinita, a patto di alimentarla con fatiche ogni giorno maggiori. Se al momento decisivo compare sempre, il motivo è evidente: per lui il talento non è un tesoretto da farsi bastare, ma un punto di partenza.
Confrontatevi voi con Leo Messi, del resto, senza questa feroce voglia di prevalere. A Cristiano è toccata in sorte un’epoca illuminata dall’asso argentino, eppure lui non si è mai arreso al ruolo di numero due. Si è distrutto di allenamenti per competere, diventando un numero uno-bis, tenutario dello stesso abnorme numero di Palloni d’oro (cinque) e più ricco nel palmares di un torneo per nazionali – Europeo 2016 e Nations League 2019 contro Olimpiade 2008 – e di una Champions (5-4). Lo stesso trasferimento alla Juve è stato calcolato come il salto in corsa da un treno che stava esaurendo la sua spinta a uno che deve ancora esprimere il massimo sforzo per vincere in Europa. Cristiano, in questo senso, è un pungolo continuo, forse complicato da gestire per i compagni come lo era Kobe Bryant nello spogliatoio dei Lakers. Con gente così devi dare il tuo meglio senza illuderti che possa bastare per sempre, perché come cresce lui devi crescere anche tu per reggerne ritmo e richieste. Soltanto Cristiano, del resto, poteva pensare di chiamarsi Ronaldo dopo il passaggio del Fenomeno. Nessun nome d’arte, perché l’arte è lui.