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 2019  dicembre 13 Venerdì calendario

Breve biografia di Brian Clough

21 marzo 1935 (Middlesbrough, Inghilterra) 20 settembre 2004 (Derby, Inghilterra)
Brian Clough era un tale chiacchierone che una volta Muhammad Ali registrò un video per la Bbc, scherzoso ma non troppo, nel quale gli intimava di tacere. Il presentatore chiese allora a Clough se ne fosse intimorito, e quello beffardo replicò “macché, piuttosto vorrei battermi con lui”. Un’ottima cosa da dire a un oceano di distanza, e che descrive il carattere ribaldo del miglior allenatore inglese di sempre: così bravo da vincere il titolo con due squadre venute dal nulla, Derby County e Nottingham Forest, di portare a casa addirittura due coppe dei Campioni consecutive con questi ultimi, ma non di venire mai scelto come commissario tecnico dell’Inghilterra. Il suo cruccio più grande.
Clough è famoso per il carattere impossibile, che gli fece troncare i rapporti persino col suo migliore amico e collaboratore, Peter Taylor, cosa che negli ultimi anni lo angustierà oltre misura. Ma gente così scrive la storia, e il modo in cui il tecnico assemblò il Nottingham descrive un genio artigiano. Nessuna grande star conclamata, se non Trevor Francis a mezzo servizio con gli americani di Detroit (della prima coppa giocò solo la finale, peraltro decisa da un suo gol), molti giocatori “di sistema” e due campioni – il portiere Shilton e il terzino Anderson – scovati prima che fossero fuori portata. Il calcio di Clough ha ritmo britannico, ma le lezioni europee del tempo non sono passate invano: in attacco punta molto sull’ampiezza grazie a un’ala come Robertson (l’uomo che firma la seconda coppa) e protegge la difesa col roccioso Burns.
Vinte le coppe, la discesa è inevitabile. Quella di Clough si conclude in pratica con la tragedia di Hillsborough del 1989, quando 96 tifosi del Liverpool muoiono schiacciati contro le reti di recinzione del campo di Sheffield. Brian è lì, e sconvolto da quanto ha visto sbaglia il tono delle dichiarazioni prendendosela con gli stessi Reds. Da quel giorno diventa Mister Cinismo, e a poco serve scusarsi; allena altri quattro anni, ma senza più essere lui. L’amarezza l’ha sopraffatto.