La storia del calcio in 50 ritrati, Centauria 2019, 13 dicembre 2019
Breve biografia di Bobby Charlton
11 ottobre 1937 (Ashington, Inghilterra)
La dinamica dei momenti immediatamente seguenti lo schianto è frammentaria, perché mentre Bill Foulkes racconta di aver visto Bobby svenuto sul suo sedile, altre testimonianze sostengono che il giovane Charlton sia uscito con le sue gambe dalla carcassa del velivolo. Di certo il 6 febbraio 1958 è la data chiave della sua vita, perché sopravvivere a un disastro aereo è un evento talmente raro da rasentare l’impossibile, rendendo inevitabili certi pensieri sul destino. Se Bobby Charlton ricordi o meno quegli istanti non è dato sapere, lui si è sempre rifiutato di parlarne: ma la tragedia di Monaco, nella quale morirono otto compagni del Manchester United, l’ha segnato per sempre. La squadra stava tornando a casa da Belgrado, dove un 3-3 (con due reti del 20enne prodigio) l’aveva qualificata alle semifinali di coppa Campioni. Lo scalo a Monaco per il rifornimento era previsto, la bufera di neve no: la decisione del capitano di provare a decollare ugualmente fu fatale, l’aereo non prese la velocità necessaria e si schiantò su una casa poco oltre il fine pista. Morirono 23 dei 44 passeggeri.
Dieci anni dopo, due dopo la coppa Rimet alzata a Wembley dallo stesso Bobby, il Manchester United affronta, ancora a Wembley, il Benfica di Eusebio nella finale di coppa Campioni. Novanta minuti non bastano, perché al vantaggio di Charlton risponde Graça portando la gara ai supplementari: in apertura segna Best, due minuti dopo Kidd dilata il punteggio che ancora Charlton, con una splendida girata al volo, fissa sul 4-1. Quando Concetto Lo Bello fischia la fine, le persone da guardare sono tre: Bobby naturalmente, che abbraccia l’altro superstite di Monaco arrivato fin lì, il vecchio Foulkes, e poi Matt Busby, l’allenatore, sopravvissuto anche lui al disastro aereo perché aveva una missione da compiere. Quella sera i tre alzano gli occhi al cielo consapevoli di aver utilizzato l’incredibile regalo del destino per rendere omaggio ai loro fratelli scomparsi, i “Busby Babes”. Ed è un sollievo, finalmente.