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 2019  dicembre 13 Venerdì calendario

Breve biografia di Carlos Alberto

17 luglio 1944 (Rio de Janeiro, Brasile) 25 ottobre 2016 (Rio de Janeiro, Brasile)
È opinione largamente condivisa che la squadra più forte della storia sia stato il Brasile del Mondiale ’70. Lo ricordiamo come la Seleçao dei cinque numeri 10, perché nei rispettivi club ciascuno di loro indossava la maglia magica (Jairzinho al Botafogo, Gerson al San Paolo, Tostao al Cruzeiro, Pelé al Santos e Rivelino al Corinthians), ma è una sintesi che trascura altre eccellenze. Il portiere Felix per esempio, uno dei migliori numeri uno nel Paese meno adatto a ricoprire quel ruolo; il regista Clodoaldo, l’uomo in grado di far muovere in armonia i cinque satanassi lì davanti; o ancora il terzino destro Carlos Alberto, saggio capitano – anzi, “Capita” come lo chiamavano – di una squadra nella quale il concerto degli ego poteva essere, come fu, un samba celestiale, ma anche un’accozzaglia di note in conflitto.
C’è qualcosa di simbolico nel fatto che sia proprio lui a firmare il gol più bello di quella formazione infinita, l’ultimo della coppa Rimet visto che è il 4-1 della finale con l’Italia, e al termine della premiazione il Brasile si portò via la coppa avendone vinte tre edizioni. Anni dopo la Fifa l’avrebbe inserita all’ottavo posto nella classifica delle reti mondiali di migliore fattura, ma le meraviglie che la precedono sono prodezze individuali, da Maradona ’86 a Pelé ’58. Il gol di Carlos Alberto è invece un prodigio collettivo, con otto brasiliani a toccare il pallone prima della saetta del terzino, che nei filmati d’epoca compare soltanto negli ultimi frame, in vigoroso inserimento mentre i compagni preparano con un lungo palleggio l’attacco sul lato debole. Non poteva esserci un memento più nobile del fatto che il calcio ci diverte con i numeri dei campioni ma resta innanzitutto il più musicale dei giochi di squadra.
Carlos Alberto non si esaurisce con quel gol magnifico perché Pelé lo pretende al suo fianco sia al Santos che poi ai Cosmos, nella crepuscolare carriera americana. Avrà poi una discreta traiettoria da allenatore, ma per tutti resterà sempre il “Capita”.