Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  dicembre 13 Venerdì calendario

Breve biografia di Franz Beckenbauer

11 settembre 1945 (Monaco di Baviera, Germania)
La raccomandazione che i caporedattori dei media tedeschi fanno ai giovani praticanti in procinto di andare all’Allianz Arena è quella di “sentire Beckenbauer”. Qualcosa ne esce sempre perché il vecchio Kaiser, che a 74 anni non ha più ruoli operativi e si diverte a fare il presidente onorario del Bayern, ha perso i freni inibitori: dice ciò che pensa con imbarazzante spontaneità, cosa che ovviamente fa la gioia dei titolisti. Rummenigge e gli altri dirigenti hanno implorato più volte una moratoria ai cronisti, ma lo status di leggenda vivente non si può ignorare, anche perché Beckenbauer ci gioca con la consueta eleganza. Già, è sempre stata il suo tratto. Kaiser Franz era elegante persino col braccio al collo, quel giorno allo stadio Azteca, dentro a un’Italia-Germania da storia del calcio: se l’era lussato nei primi minuti della semifinale, ma di farsi sostituire in una gara così importante non se ne parlava. Chissà come sarebbe andata, se il leader dei tedeschi fosse stato in piena efficienza.
Il suo palmares ha pochi rivali: podio mondiale completo (primo nel ’74, secondo nel ’66, terzo nel ’70), titolo europeo nel ’72, tre coppe dei Campioni in fila, quattro campionati col Bayern e lo sfizio, a fine carriera e dopo una parentesi ugualmente trionfale ai Cosmos, di vincerne un quinto all’Amburgo. A queste medaglie va aggiunto il Mondiale ’90 vinto da c.t., e la gloria nel doppio ruolo giocatore-allenatore prima di lui era riuscita al solo Zagallo (nel 2018 si è aggiunto Deschamps). Ma oltre a questa collezione di trofei resta negli occhi l’interpretazione rivoluzionaria del ruolo, perché il libero “alla Beckenbauer”, ovvero il difensore che imposta il gioco da regista, è diventato un’immagine codificata. Il Kaiser, poi, è stato protagonista di una straordinaria rivalità calcistica, quella con Johan Cruijff: archetipi di due tipi di calcio opposti, si sono battuti con alterne fortune ma identica classe. Quando si stringevano la mano, era il caso di mettersi comodi.