Il Sole 24 Ore, 13 dicembre 2019
Dazi, Usa e Cine vicino all’intesa
Cinque minuti dopo l’apertura di Wall Street è arrivato il tweet di Donald Trump: «Siamo molto vicini a un grande accordo con la Cina. Lo vogliono loro, e anche noi». Tanto è bastato: i tre indici della borsa americana DJ, S&P 500 e Nasdaq sono schizzati in alto. In pochi minuti tutti e tre hanno superato i record intraday. L’ottimismo è arrivato dall’altra parte dell’Oceano, alle borse europee, con Milano migliore piazza del continente.
La trade war tra le due prime economie mondiali va avanti da venti mesi e ha portato a una lunga serie di dazi e controdazi tra i due paesi. A inizio ottobre, dopo lunghi mesi di negoziati, stop e ripartenze, annunci e smentite, Trump alla Casa Bianca, assieme al capo delegazione cinese, il vice premier Liu He, annunciò il raggiungimento di un primo accordo di massima, sulla cosiddetta “Phase-one” della pace commerciale. Da allora sono trascorsi due mesi e mezzo.
Domenica mattina alle 12 e un minuto, ora americana, in mancanza di un accordo o di una proroga, scattano i dazi Usa sull’ultima tranche di esportazioni cinesi. Dazi del 15% che colpiranno 156 miliardi di prodotti di largo consumo: smartphone, giocattoli, scarpe sportive. Le Nike e gli iPhone prodotti in Cina, se dovessero davvero partire i dazi, verrebbero tassati. Tariffe che rischiano di pesare sui consumatori americani e sui risultati dello shopping natalizio. I cinesi, a loro volta, se dovessero davvero partire i dazi, sono pronti a rispondere con nuovi controdazi tra il 5 e il 10% sui prodotti made in Usa.
Secondo alcune anticipazioni di stampa riportate martedì scorso, le due delegazioni sarebbero orientate anche in mancanza di un accordo formale sulla Phase-one, a spostare in avanti la scadenza del 15 dicembre. Analisti di entrambi i paesi continuano a manifestare ottimismo sul raggiungimento di un accordo che potrebbe essere annunciato nelle prossime ore, qualcuno parla della serata di sabato, ora americana, e che Bloomberg dava già per fatto nelle sue linee essenziali. Passi avanti sul documento finale sarebbero emersi da entrambe le delegazioni. Secondo l’agenzia Dow Jones i negoziatori americani avrebbero accettato la richiesta cinese di cancellare i nuovi dazi e di ridurre del 50% i dazi già esistenti su 360 miliardi di dollari di prodotti esportati.
La Cina resta in silenzio. Il portavoce del ministero del Commercio Gao Feng in una conferenza stampa ha confermato che «i due team negoziali sono in stretto contatto», aggiungendo di non avere altri dettagli e di attendere progressi nei prossimi giorni. Il funzionario ha confermato che Pechino è pronta ad acquistare maggiori prodotti agricoli – gli americani chiedono il raddoppio della quota attuale di export, fino a 50 miliardi di dollari l’anno – e il governo sta studiando l’esenzione delle tariffe per le importazioni di soia e di carni suine, di cui il paese ha bisogno per coprire il fabbisogno interno dopo l’epidemia di peste suina che ha decimato gli allevamenti nazionali. In queste ore i vertici politici cinesi, il presidente Xi Jinping, il primo ministro Li Keqiang e il vice premier Liu He sono impegnati a Pechino nella Conferenza economica centrale per disegnare gli obiettivi della manovra economica per il 2020.
Dall’altra parte, molti funzionari del Dipartimento al Commercio e dell’Ufficio del Rappresentante al Commercio sono alle prese con la finalizzazione del nuovo accordo commerciale con Canada e Messico, la cui versione definitiva è stata appena firmata a Città del Messico. Trump in serata alla Casa Bianca ha convocato i suoi consiglieri in materia di commercio per fare il punto sui dazi alla Cina in vista della scadenza di domenica e sulla possibilità di arrivare a un primo accordo. Presenti all’incontro il Rappresentante al Commercio Robert Lighthizer, che guida la delegazione negoziale americana, il segretario al Tesoro Steve Mnuchin, il consigliere economico Larry Kudlow, e l’economista Peter Navarro.
Dalle prime indiscrezioni sarebbero emersi due orientamenti: Lighthizer, accogliendo le istanze di parte del mondo produttivo e dei mercati, spinge per prorogare la scadenza del 15 dicembre, continuare i negoziati ed evitare un’ulteriore escalation, con l’obiettivo di arrivare a un accordo con la Cina a gennaio, possibilmente prima del discorso del presidente sullo Stato dell’Unione. Mentre Navarro, il falco protezionista dell’amministrazione, a inizio settimana aveva presentato un documento in cui ipotizzava uno scenario con l’entrata in vigore dei dazi, senza nessun accordo con la Cina fino alle elezioni del 2020. Tuttavia nelle ultime ore qualcosa sembra essere cambiato. Il tweet di Trump ne è la conferma. Lo stesso Navarro ha enfatizzato il concetto che l’ultima parola sui dazi spetta al presidente.