Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  dicembre 13 Venerdì calendario

Intervista a Monica Bellucci che ora fa la Callas

Parigi
Un giorno, appena un mese fa, si è palesato a casa di Monica Bellucci, verso Montparnasse. «Si chiama Tom Volf, ha appena 33 anni: non lo conoscevo. È un grande appassionato di Maria Callas. Ha scritto libri su di lei e girato un documentario. Mi ha proposto di leggere, anzi interpretare alcune lettere dell’artista e stralci delle sue memorie. E mi ha mostrato una lettera d’amore inviata ad Aristotele Onassis». Monica l’ha letta e «il mio sì è uscito prima ancora che potessi bloccarlo».
Una quindicina di giorni per preparare lo spettacolo e poi il debutto, il primo in assoluto in teatro per la Bellucci. Al Marigny, lei la sera è Maria, con un’emozione palpabile che traduce la vulnerabilità del personaggio. Adesso, a poche ore dalla rappresentazione, nel bar di un piccolo albergo defilato («Qui risiedeva Marcello Mastroianni, quando veniva a Parigi»), parla della sua ultima sfida.
Sulla carta, lei e la Callas non sembrate così simili…
«In scena indosso uno dei suoi vestiti, prestato da un atelier di Milano. Mi va perfettamente, non abbiamo fatto nessuna modifica. Credo che già quell’abito trasmetta qualcosa al pubblico».
Ogni sera cosa sente della Callas in lei?
«La mediterraneità. Quando guardo gli occhi di Maria, ci vedo le donne che ho sempre amato: la Magnani, la Loren, Monica Vitti, il loro sguardo melanconico. Una mediterranea guarda in modo diverso rispetto alla Bardot o Jeanne Moreau: la loro era una femminilità più sbarazzina. Le donne del Mediterraneo si portano dietro un peso che viene dalla terra. Penso a un film in particolare».
Quale?
«L’avventura, di Antonioni. La Vitti e Lea Massari erano giovanissime, ma sembravano più grandi della loro età. Avevano una femminilità arcaica, proprio come Maria».
Anche nelle determinazione a emergere avete avuto percorsi simili?
«Dico sempre che sono il prodotto del mio sogno, perché volevo fare l’attrice già da piccola. Ma c’è una bella differenza tra me e Maria. Lei è stata preparata alla sua carriera fin da bambina, con una madre che le faceva pressione e poi l’ha sfruttata, anche finanziariamente. Io ho iniziato a lavorare nella moda molto giovane, ma poi sono andata pianissimo. Ho fatto il primo film a 25 anni. La prima figlia a quarant’anni. Il mio primo spettacolo in teatro ora a 55. Il mio ritmo è questo, lento».
Sul palcoscenico c’è solo lei e un divano giallo…
«Era uno dei colori preferiti di Maria.
Con le sue lettere ripercorro la vita di questa donna. In quella inviata a Onassis, lei si dà in un modo totale. Eppure già sente che lui se ne sta andando».
Lei potrebbe scriverla una lettera così?
«Oggi si mandano solo sms. In ogni caso, essere capaci di provare sensazioni forti, che fanno pure male, è una grande fortuna. Ho molta più pena delle persone che non sentono niente o che si chiudono neutralizzando i propri sentimenti. Alla fine soffrono di più di chi sa amare».
In cosa lei e la Callas siete chiaramente diverse?
«I tempi sono cambiati e meno male. Io a 48 anni ho potuto dire a mio marito (ndr, Vincent Cassel): ciao, me ne vado, è finita. A quell’età non avevo paura per il mio futuro. La Callas lasciò Giovanni Battista Meneghini e venne fatta a pezzi. Io ho più di 50 anni e ho tantissimi progetti. All’epoca di Maria avevi 40 anni ed eri finita».
Quali progetti ha?
«Ho appena finito di girare un film con una giovane regista tunisina, Kaouther Ben Hania. E a Natale vado a Roma per le riprese del primo film di Antongiulio Panizzi, The Girl in the Fountain. È la storia di un’attrice cui propongono di diventarne un’altra, che ha fatto un bagno in una fontana. Forse avete capito…».
Le sue figlie sono venute a vederla in teatro?
«Un giorno sono andata a prendere a scuola Léonie, che ha nove anni, e l’ho portata con me alle prove. L’ho vista molto incuriosita. Deva, che ha 15 anni, è venuta a vedermi, senza che io lo sapessi. Dopo non mi ha detto nulla, ma credo le sia piaciuto. L’ho sentito».
La pièce è stata prolungata fino al 18 dicembre. E poi?
«Tom, il regista, vuole organizzare una tournée mondiale, anche in Italia».
Andrà al festival di Sanremo?
«Mi hanno fatto una proposta molto carina, ma bisogna vedere i tempi: ci sono gli impegni di lavoro e soprattutto le mie bambine».
Ha visto il video musicale che ha girato Cristiano Malgioglio? Cammina vestito come lei in «Malena» di Tornatore, in un paesino siciliano, nella famosa scena con i ragazzi che la guardavano passare. L’ha presa come un affronto?
«Per niente. È semplicemente stupendo. Vuol dire che quel film ha toccato qualcosa di profondo, che è entrato nella cultura popolare. Cristiano, grazie di cuore». —