la Repubblica, 13 dicembre 2019
La prima riunione della Bce con Lagarde
FRANCOFORTE – Per ora non cambia niente, ma entro un anno potrebbe cambiare tutto. Nella sua prima conferenza stampa da presidente della Bce, Christine Lagarde mantiene fede alle scelte compiute da Mario Draghi – «Le politiche monetarie resteranno accomodanti per un prolungato periodo di tempo» – ma promette che entro la fine del 2020 la Bce rivedrà profondamente il suo modo di impostarle. Tra gennaio e dicembre del prossimo anno la Bce farà un attento esame dei propri obiettivi: «È assolutamente legittimo: non si faceva dal 2003», ha puntualizzato. E prima ancora di passare dall’asettica lettura del comunicato al tipico «sono a vostra disposizione per le domande», l’ex direttrice del Fmi si è rivolta ai cronisti con parole nette: «Ho il mio stile. Non interpretate troppo, non fate paragoni. Sarò me stessa e dunque, probabilmente diversa» rispetto a Mario Draghi. E anzitutto tenterà di rompere rispetto alla più classica della narrazione sulle banche centrali: «Non sarò falco né colomba, preferisco un gufo che è simbolo di saggezza». E la Bce si occuperà d’ora in poi anche di criptovalute – «Meglio essere avanguardia su questi temi», ha sottolineato – e di lotta ai cambiamenti climatici.
Lagarde non ha evitato neanche la domanda su due temi che agitano l’Italia. Sul fondo salva-Stati Esm ha corretto qualche panzana: «Non intende danneggiare alcun Paese membro» e ed è «completamente fuorviante» dire che «prenda di mira» qualcuno. Al contrario, ha aggiunto l’ex direttrice del Fmi che fu in prima linea anche nei salvataggi da Grande crisi, «se fosse stato disponibile all’inizio della crisi greca, l’avremmo risolta in modo molto più spedito». Entrando proprio nel merito delle cosiddette Cacs, le clausole di azione collettiva che da settimane vengono additate dalla Lega e da una parte del M5S come una sorta di scorciatoia per la ristrutturazione del debito italiano, Lagarde ha spiegato che aiuteranno invece a risolvere eventuali arbitraggi con speculatori ed hedge fund. «Non possiamo riscrivere la storia», ha precisato, «ma avere regole, clausole di azione collettiva (Cacs) fatte per evitare i comportamento di creditori molto tossici visti in altri Paesi, va a beneficio di qualsiasi paese che si trovi in difficoltà». La presidente della Bce ha anche commentato le prudenti aperture del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco sull’Unione bancaria e sulla questione della diversificazione dei titoli di Stato posseduti dalle banche: «È un grande passo avanti» che dopo la riapertura della discussione da parte del ministro delle Finanze Olaf Scholz potrebbe favorire una convergenza sul cosiddetto “terzo pilastro” dell’Unione bancaria.
Quanto al quadro economico, a orecchie attente non sarà sfuggito che Lagarde ha sottolineato varie volte che il rallentamento «si è stabilizzato», insomma che l’orizzonte è meno cupo rispetto a qualche settimana fa, anche per la possibilità che gli Stati Uniti e la Cina possano raggiungere finalmente un compromesso sul commercio. Resta, ovvio, la colossale incognita della Brexit, e questo l’ex direttrice del Fmi non ha mancato di sottolinearlo, ma «i rischi al ribasso sono meno pronunciati». Infine, a dicembre la Bce rivede tradizionalmente le stime su crescita e inflazione: la crescita dell’eurozona si assesterà quest’anno all’1,2%, l ’anno prossimo all’1,1%, mentre il ritmo dei prezzi al consumo è stimato all’1,2% quest’anno, all’1,1% l’anno prossimo. E per migliorare, ancora una volta Lagarde ha sottolineato che i Paesi che possono farlo, «dovrebbero contribuire in modo più deciso a incrementare il potenziale di crescita». Ma di una cosa la presidente della Bce è straconvinta: «Non c’è alcun rischio di ‘giapponesizzazione’ dell’Eurozona».