la Repubblica, 13 dicembre 2019
La 18enne di provincia uccisa in un parco a New York
Era partita da Charlottesville, in Virginia, col sogno di diventare giornalista a New York: e dalla Grande Mela scriveva per l’ Augusta Free Press, dove la scorsa estate aveva fatto uno stage. Tessa Majors, 18 anni, era anche un’ottima musicista: cantava e suonava il basso in due band, coltivando la speranza di sfondare nel rock in un futuro che fino a ieri era tutto da scrivere. A infrangere i suoi sogni è bastato un brutto e casuale incontro. Pugnalata a morte in un parco di Manhattan vicino a Barnard, il college che frequentava, e a pochi passi dalla prestigiosa Columbia University. Suo padre, Inman Majors, autore di cinque romanzi e professore di scrittura creativa non si dà pace: «Eri la migliore delle figlie…», scrive su Facebook. Si dispera anche la nonna materna: «Cresciuta in una piccola città, eri troppo ingenua per capire i rischi di una metropoli».
Eppure il Morningside, a nordovest di Central Park, dove Tessa è stata uccisa, è un luogo tranquillo: frequentato da studenti e proprietari di cani anche alle cinque di un gelido pomeriggio come quello di mercoledì. Secondo le ricostruzioni delle telecamere di sicurezza, due uomini si sono avvicinati alla ragazza entrata all’altezza della 116esima strada. Tutto è accaduto in pochi istanti: Tessa forse si è ribellata al tentativo di rapina. E di sicuro non è morta sul colpo: ha tentato di chiedere aiuto, di trascinarsi sulla scalinata che porta alla Columbia. Purtroppo l’agente di turno all’ingresso era impegnato nel suo giro serale, e l’ha trovata solo mezz’ora dopo, alle 17.36: priva di sensi con a fianco il cellulare scarico, un cappello e un coltello, forse l’arma che l’ha uccisa. Inizialmente si è pensato a una gang di adolescenti: tanto più dopo il fermo di un 16enne ospite in una casa- famiglia vicina. Ma il ragazzo è stato rilasciato,le indagini sono in corso.
New York, già sconvolta dalla morte di quattro senzatetto uccisi a martellate a Chinatown ad ottobre, è sotto shock: contrariamente al trend positivo dei primi mesi dell’anno, da giugno il numero di omicidi è vertiginosamente salito. È stato Dermot Shea, il nuovo capo della polizia chiamato da Bill de Blasio a sostituire quel James P. O’Neill con cui il sindaco era in rotta, a fornire le statistiche lo scorso 1° dicembre. Numeri inquietanti: nel 2019 ci sono stati 299 omicidi (300 con Tessa) contro i 275 del 2018: su dell’8,7%. Calano dell’1% stupri e furti: ma crescono dell’1,9% le rapine. Una bella sfida quella che aspetta il commissario Shea: tanto più che i rapporti fra amministrazione e polizia sono pessimi. Non ha aiutato il licenziamento, lo scorso agosto, di Daniel Pantaleo: l’agente che soffocò l’afroamericano Eric Garner durante un arresto, giudicato però innocente da un tribunale. E che il dipartimento sia in crisi lo dimostra il numero di suicidi di agenti, ben 11 quest’anno. E l’aumento di denunce per razzismo e antisemitismo contro gli uomini in divisa. «Tutto ciò è inaccettabile», tuona De Blasio. «Lavoreremo sodo per riprendere il controllo».
Ma intanto i sogni di Tessa si sono infranti in un centralissimo parco alle cinque di pomeriggio.