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 2019  dicembre 13 Venerdì calendario

Da Cameron a Johnson, la Brexit in quattro tappe


Dopo tre anni e mezzo di agonia politica a causa del referendum Brexit del 2016, ieri l’ennesimo capitolo di questa saga. Ma come si è giunti fin qui?
Un referendum drammatico
Per placare definitivamente le faide nel partito conservatore, nel 2016 l’allora premier tory David Cameron decide di lanciare un referendum sull’appartenenza all’Unione Europea. Cameron negozia un nuovo patto con l’Ue e fa campagna per la permanenza con il Labour di un poco convinto Jeremy Corbyn. Ma i brexiter, tra cui Boris Johnson, la spuntano: l’addio all’Ue vince con il 52%.Il fallimento di Theresa May
Cameron si dimette e nel 2017 al suo posto arriva Theresa May che per due anni cerca un accordo con l’Ue. Alla fine lo ottiene ma non passerà in Parlamento, per la rivolta interna dei brexiter conservatori. E così lo scorso maggio è costretta a dimettersi.L’azzardo di Johnson
Dopo la vittoria alle primarie conservatrici, il premier brexiter Johnson giura che il 31 ottobre si esce a ogni costo dall’Ue e riesce a raggiungere un accordo con l’Europa riciclando una vecchia versione di quello di May, all’epoca scartata per il rischio di spaccare il Regno Unito lasciando l’Irlanda del Nord agganciata alle norme Ue.Ma Johnson lo spaccia come un successo e convince anche i radicali del suo partito. Ma allo stesso tempo molti conservatori moderati lo abbandonano, in Parlamento va in minoranza, la Brexit si incaglia ancora. Così a novembre decide di andare a elezioni.Che cosa succede oraJohnson può ora far passare la Brexit in Parlamento: il 31 gennaio il Regno Unito si prepara ad uscire dall’Europa, al netto dei negoziati per stabilire le regole dei rapporti futuri. Ci sarà una fase di transizione che terminerà il 31 dicembre 2020, data in cui le relazioni saranno definitivamente interrotte.