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 2019  dicembre 13 Venerdì calendario

Stop a dieci grattacieli cinesi che erano stati progettati per superare i 300 metri di altezza

In Cina si è fermata la corsa alla costruzione di grattacieli sempre più alti. La guerra commerciale con gli Stati Uniti, il rallentamento della crescita, al 6% nel terzo trimestre 2019, il più basso degli ultimi 28 anni, l’indebitamento delle famiglie pari al 60% del pil, secondo i dati riportati da Le Monde, anche a causa dell’aumento dei prezzi immobiliari, e il calo dei consumi interni stanno minando la buona salute del settore immobiliare che ha visto il blocco di diversi progetti di prestigio.Molti cantieri per la costruzione di grattacieli smisurati sono fermi, da Suzhou, a ovest di Shanghai dove era in programma la realizzazione di una torre che avrebbe dovuto detronizzare la Shanghai Tower alta 632 metri, fino a Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei, nella Cina centrale. Qui, è in costruzione quello che sarà il 6° grattacielo più alto della Cina, nonostante il ridimensionamento del progetto: sarà alto 472 metri invece dei 636 metri inizialmente previsti. La società China Construction Third Engineering Bureau ha annunciato che avrebbe interrotto la costruzione della torre a causa della mancanza di pagamento da parte di uno dei principali promotori cinesi, Groenlandia Group, secondo quanto ha riportato il Financial Times, ripreso da Le Monde. Secondo il quotidiano inglese, la costruzione di più di una dozzina di grattacieli progettati per superare i 300 metri è sospesa o in ritardo nell’ex Impero di Mezzo. Progetti prestigiosi e particolarmente costosi.
Un altro progetto che si è bloccato è il Zhongnan Center a Suzhou. La torre avrebbe dovuto essere la seconda più alta del mondo, 729 metri, dopo il Burj Khalifa (828 metri) a Dubai. La costruzione è stata interrotta per difficoltà d’accesso al credito dopo l’inizio dei lavori nel 2015.
Dopo un precedente rallentamento del settore immobiliare quattro anni fa, la Cina aveva aperto le valvole del credito alla fine del 2015. Di conseguenza, i prezzi erano saliti alle stelle e furono lanciati numerosi nuovi progetti. Ma, di fronte al rischio di surriscaldamento, le autorità hanno fatto marcia indietro: dalla fine del 2017 è stata data priorità alla lotta contro i rischi finanziari, secondo quanto ha riportato Le Monde. Per i promotori, ciò ha comportato difficoltà di finanziamento.
Secondo le previsioni, il mercato immobiliare in Cina dovrebbe ristagnare nel 2020, ma la crisi non dovrebbe aumentare. Gli immobili commerciali soffrono di più: a causa del rallentamento dell’economia, la domanda di spazi per uffici ha subito una frenata. Secondo la società di consulenza Cushman & Wakefield, il tasso di uffici vuoti è salito al 20% nelle 18 maggiori città cinesi, nel terzo trimestre, contro il 16,7% dell’anno scorso. Con il 36,2% degli uffici non occupati nel terzo trimestre, la città di Wuhan è la più in difficoltà. Di conseguenza, il Greenland Centre, che era già stato ribassato da 636 metri a 475 metri, a causa del passaggio di aerei vicini, potrebbe non trovare inquilini. Oggi, questo progetto da 30 miliardi di yuan (3,8 miliardi di euro) situato sulla riva del fiume si è fermato di nuovo.