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 2019  dicembre 12 Giovedì calendario

Cosa ha detto Renzi al Senato sui magistrati

Si incendia il dibattito al Senato sui finanziamenti alla politica. Matteo Renzi ha preso la parola a Palazzo Madama e ha attaccato i magistrati dopo l’inchiesta della procura di Firenze sulla fondazione Open.

AZIONE PENALE O AZIONE POLITICA? Per il leader di Italia viva, infatti, «la magistratura pretende di decidere cosa è un partito e cosa no. E se al pm affidiamo non già la titolarità dell’azione penale, ma dell’azione politica, quest’Aula fa un passo indietro per pavidità e lascia alla magistratura la scelta di cosa è politica e cosa non lo è».

LA CITAZIONE DI MORO E CRAXI Renzi ha esordito citando Aldo Moro, quando sullo scandalo Lockheed – l’acquisto nel 1971 di 14 aerei Hercules C-130 pagati 39 miliardi di lire, con accuse di corruzione che portarono al processo per i ministri Luigi Gui e Mario Tanassi, il primo assolto e il secondo condannato – per difendere il ruolo della Democrazia cristiana disse: «Non ci faremo processare nelle piazze». Il caso provocò anche le dimissioni di Giovanni Leone dalla presidenza della Repubblica: «Non perchè coinvolto», ha detto Renzi, «ma per uno scandalo montato dai media e da una parte della politica. Per distruggere la reputazione di un uomo può bastare la copertina di un settimanale». Poi un’altra citazione, questa volta di Bettino Craxi: «Ho imparato ad avere orrore del vuoto politico».

LA DIFFERENZA TRA GIUSTIZIA E GIUSTIZIALISMO L’inchiesta su Open, a giudizio di Renzi, sarebbe “macchiata” da una «violazione sistematica del segreto d’ufficio sulle vicende personali del sottoscritto. Non è uno stato di diritto questo, siamo alla barbarie». Avere rispetto per la magistratura, sempre secondo l’ex premier, è «riconoscere che ci sono magistrati che hanno perso la vita per il loro impegno. Ci inchiniamo davanti a queste storie. Ma a chi oggi volesse immaginare che questo inchino diventi una debolezza del potere legislativo, si abbia la forza di dire: contestateci per le nostre idee o per il Jobs act. Chi volesse contestarci per via giudiziaria, sappia che dalla nostra parte abbiamo il coraggio di dire che diritto e giustizia sono diversi dal giustizialismo».

LE PERQUISIZIONI AI FINANZIATORI DI OPEN Renzi ha quindi duramente contestato le scelte della procura di Firenze: «Trecento agenti della Guardia di Finanza alle 6 del mattino, in casa di persone non indagate (non tutti i finanziatori di Open sono sotto inchiesta, ma sono stati perquisiti per verificare la natura dei loro rapporti con l’ex presidente della fondazione Alberto Bianchi e l’ex consigliere Marco Carrai, ndr) sono una retata, non uno strumento a tutela degli indagati». Tali modalità sarebbero finalizzate «a descrivere come criminale non il comportamento dei singoli, ma qualsiasi finanziamento privato che venga fatto in maniera legale e regolare. Il risultato è che nessuno finanzierà più quella parte politica. Io rivendico l’abolizione del finanziamento pubblico, ma se viene penalizzato il finanziamento privato nessuno lo farà più».

RENZI INCASSA L’APPOGGIO DEL PD Il capogruppo del Partito democratico al Senato, Andrea Marcucci, ha commentato positivamente l’intervento del suo ex segretario: «Il tema della divisione dei poteri è centrale, ha ragione Renzi a sottolinearlo. Non può essere una procura a definire cosa sia un partito e cosa una libera iniziativa politica. L’uso spettacolare della giustizia è uno dei mali cronici che affligge l’Italia. Peraltro io non sono pentito di aver votato per l’abolizione del rimborso pubblico ai partiti. Credo casomai che serva approfondire meglio gli strumenti che consentono il finanziamento privato, magari anche aumentando la quota prevista del due per mille. Connesso al tema delle risorse, c’è quello della democrazia interna ai partiti. È arrivata l’ora di dare piena attuazione all’articolo 49 della Costituzione, legando i finanziamenti anche alla qualità della vita democratica dei singoli partiti».