Sandro Cappelletto per “la Stampa”, 13 dicembre 2019
MOZART: IN VIAGGIO CON PAPA’ – WOLFGANG NON ANCORA 14ENNE PARTIVA 250 ANNI FA CON IL PADRE LEOPOLD: RESTERANNO IN ITALIA 2 ANNI, TRA CONCERTI, GUADAGNI, MALATTIE E L’INCONTRO A ROMA CON IL PAPA - OGGI LEOPOLD VERREBBE INTERROGATO DA UN GIUDICE DEL TRIBUNALE DEI MINORI, CHE GLI CHIEDEREBBE: MA È TUO FIGLIO CHE LAVORANDO MANTIENE TUTTA LA FAMIGLIA? E DIRE CHE L’IMPERATRICE D’AUSTRIA LO CHIAMAVA "MENDICANTE" - VIDEO -
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Si fermeranno mai, questi Mozart? Sono appena tornati da un viaggio lunghissimo - Austria, Germania, Belgio, Olanda, Inghilterra, Svizzera, Francia - e già parlano di ripartire. Voci insistenti dicono che andranno in Scandinavia, in Russia, perfino in Cina». Padre Beda Hübner, giovane bibliotecario dell’ Abbazia di San Pietro a Salisburgo, è sgomento.
In città non si è mai visto qualcosa di simile: Leopold Mozart, un violinista stimato, che porta in giro in Europa per tre anni la moglie e i due figli, la più grande Anna Maria detta Nannerl e il fratellino Wolfgang. Padre Beda esagera solo con la Cina, perché in Scandinavia e in Russia i Mozart erano stati davvero invitati, e dimentica di aggiungere che il punto d’ arrivo di tutto quel peregrinare sarà l’ Italia.
Leopold ne parla da anni e finalmente la decisione è presa: il 13 dicembre 1769, 250 anni fa, padre e figlio, che deve ancora compiere 14 anni, montano in carrozza, lasciano Salisburgo e iniziano il primo dei tre viaggi italiani. Resteranno nel nostro paese due anni, percorrendo 3300 km e cambiando 200 volte cavalli ai cambi di posta. Entrando dal passo del Brennero, attraverseranno la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano,il Regno di Sardegna, il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, il Granducato di Toscana, lo Stato della Chiesa, il Regno di Napoli.
L’ Italia di allora, come ha scritto lo storico Stuart Woolf, era un «pezzo sulla scacchiera della diplomazia europea; ma a quel pezzo non fu mai attribuito maggior valore di una pedina». Eppure, la sua attrattiva verso gli artisti rimaneva irresistibile. Tutte le testimonianze concordano: se la fama di Wolfgang era già grande in Europa, è in Italia che avrebbe preso la laurea. La prenderà infatti, superando l’ esame di ammissione all’ Accademia Filarmonica di Bologna.
Leopold punta talmente sul viaggio che si è messo in aspettativa dall’ incarico nell’ orchestra di corte di Salisburgo. Sarà il figlio a dargli le soddisfazioni che non è riuscito ad avere? Da Bressanone a Verona, da Milano a Bologna, poi Firenze, Roma, Napoli e risalendo, Torino e Venezia. Ricevimenti, riconoscimenti, concerti, guadagni, fatica, malattie, l’ incontro a Roma con il Papa, che lo nomina Cavaliere dello Speron d’ oro, lui così piccino che per arrivare a baciare il piede della statua di San Pietrova presoo in braccio.
Wolfgang mai si lamenta, mai rimpiange l’ assenza così lunga dall’ abbraccio di sua madre e dai giochi con la sorella, sempre pronto ad ubbidire ai progetti del padre. Oggi Leopold verrebbe interrogato da un giudice del Tribunale dei Minori, che gli chiederebbe: ma è tuo figlio che lavorando mantiene tutta la famiglia? Sì, lui.
Il primo viaggio durerà fino al 28 marzo 1771, il secondo dal 13 agosto al 15 dicembre 1771, il terzo dal 24 ottobre 1772 al 13 marzo 1773. Per Milano, Wolfgang - che inquel periodo ama firmarsi Amadeo in Italia De Mozartini - scriverà tre opere: Mitridate, re di Ponto, Ascanio in Alba e Lucio Silla.
Tre opere in tre anni: un tale investimento di fiducia verso un adolescente rimane episodio eccezionale. E ancora: sette quartetti per archi, tra cui il meraviglioso Adagio del Quartetto K 156, alcune sinfonie e arie da concerto, musica sacra e il mottetto Exsultate, jubilate, vertiginoso di fascino vocale.
Roma lo incanta: «Ho visto tante cose belle che se dovessi scriverle tutte non mi basterebbe questo foglio»; a Napoli visita il Vesuvio, Pompei, Ercolano, e si fa cucire un abito in amoerro marezzato: una stoffa di seta cangiante; a Venezia si mette in maschera e giocando con delle coetanee scopre la sessualità. Quando si tornerà a Salisburgo , scrive il padre alla moglie, dovrà dormire in una stanza tutta per lui.
La lunga metamorfosi da bambino prodigio ad artista consapevole conosce una decisiva progressione. Frequenta i migliori compositori, violinisti e cantanti, conosce Giuseppe Parini e gli ambienti illuministi, impara la nostra lingua e sarà questa confidenza con l’ italiano a permettergli di far esplodere di senso i libretti che per lui scrive Lorenzo Da Ponte. Impressiona la nettezza, già da ragazzo, dei giudizi: il canto degli evirati cantori gli è venuto a noia quanto l’ opera barocca, che contribuirà a mandare in soffitta.
In Italia sarebbe rimasto forse per sempre, se l’ imperatrice Maria Teresa d’ Austria non avesse inviato da Vienna, in un ruvido francese, un dispaccio al figlio Ferdinando, arciduca a Milano: stai attento a mettere al tuo servizio queste persone inutili che girano il mondo comme des gueux, come dei mendicanti. Wolfgang trattato da pezzente solo perché era alla ricerca di un lavoro fisso.
Vergogna all’ Imperatrice. Poco tempo prima, il compositore Johann Adolph Hasse si era lanciato nella più esatta delle profezie: «Questo ragazzo ci farà dimenticare tutti».