ItaliaOggi, 12 dicembre 2019
Periscopio
Canzoni. «Slitterà slitterà slitteraaa, è l’unico modo di procedere...». Dino Basili. Uffa news.A 80 anni non sono più anarchico, la mia rivolta contro i padri è finita. Marco Bellocchio, regista (Valerio cappelli) Corsera.
Non è difficile prevedere che il Pd sarà sempre un partito sfigato. Enrico Bertolino, comico. Dallo spettacolo Interessa l’articolo?
Se diventassi papa chiuderei il Vaticano e San Pietro diventerebbe una chiesa normale. I Musei Vaticani li darei in affitto ai giapponesi e ai cinesi. I cardinali invece li manderei in Africa, dato che là c’è bisogno di preti. Don Antonio Mazzi su Radio 24 in occasione dei suoi 90 anni.
Ricordate la canzone di Adriano Celentano, Storia d’amore? Ecco, Matteo Salvini può rivolgersi a Zingaretti con quelle parole: «L’hai sposata sapendo che lei moriva per me...». Enrico Mentana, direttore del Tg de la7. (Federico Novella), la Verità.
Silvio Berlusconi è stato un fenomeno negli affari e nella comunicazione, ma il suo forte non è la conoscenza degli uomini. Non a caso è stato spesso tradito da collaboratori di basso livello. Giuliano Urbani tra i fondatori di Forza Italia. (Emanuele Lauria), la Repubblica.
Sul sito di Italo Pomes, che fa parte della segreteria dei giovani dem bolognesi, è stata pubblicata la foto di una maglietta con su scritto: «La mia donna ideale? La donna Ikea: costa poco, la porti a casa subito e la monti in cinque minuti». Giuseppe De Lorenzo. Il Giornale.
Per rendere l’estremo saluto alla salma del cardinal Giorgio Corbellini nella sua provincia di origine, sono arrivati a Piacenza, in pullman, anche rappresentanti delle guardie svizzere. Secondo il protocollo però hanno potuto presenziare al funerale sono in borghese, visto che la divisa è ammessa solo in presenza del Papa. Federico Frighi. Libertà.
Ci fu anche un colpevole ritardo delle tecnologie avanzate, qualità totale e lean production. Da presidente degli industriali veneti, qualche collega mi rimproverò di dare troppa importanza a internet, ad esempio. Già allora questi ritardi avevano inciso sui nostri processi di sviluppo. Ora ci aspettano il 4.0 e i robot intelligenti. Prepariamoci. Mario Carraro, industriale, 90 anni. (Matteo Marian). Il Mattino di Padova.
Mi ha sempre stupito la velocità con cui l’italiano scritto soccombe al passare degli anni. In un pugno di decenni, una pagina d’autore diventa vecchia. Se poi ti azzardi ad andare davvero indietro nel tempo, neanche capisci quel che leggi. Avrò fatto 10 tentativi col Principe di Niccolò Machiavelli (1469-1527), uscendo ogni volta distrutto dalle contorsioni linguistiche che affollavano ogni pagina. Solo nel 1991, con la benemerita trascrizione in italiano moderno di Pietro Melograni, sono giunto in fondo. Trenta anni di inutili sforzi, contro le due piacevoli orette passate sul testo rivisto dal prof che fu parlamentare di Fi, dicono quanto perda l’italiano a invecchiare male. Giancarlo Perna. la Verità.
Tra me e Oriana Fallaci non c’era feeling. Mi detestava. Una volta approdai a Saigon da un festival di Sanremo, dettaglio che la faceva inorridire. Mi trattò con una supponenza feroce. «Ma chi è quel cretino che ti ha mandato qui? Non conosci neppure il nome dei fiumi del Vietnam...». In quel caso però aveva ragione. Natalia Aspesi, 90 anni, giornalista (Simonetta Fiori). la Repubblica.
Ho una relazione con una che ha 40 anni meno di me. Le dico, lascia stare. Non vedi come sono ridotto? Non c’è verso. Si ostina a pensarmi come a una persona fondamentale. Forse la sposo, si chiama Francesca. Lando Buzzanca (Antonio Gnoli) la Repubblica.
A Firenze liberata passai alla «Nazione del Popolo» organo del Comitato di liberazione. Avevamo cinque direttori. Uno era Carlo Levi che umanamente, diciamo che non era tendente all’amicizia, si capiva che aveva altre aspirazioni. Sergio Lepri, per 30 anni direttore dell’Ansa, ha cent’anni. (Concetto Vecchio), il Venerdì.
MASSIMO CACCIARI – Sarà anche un oppositore programmatico, però il filosofo veneziano è l’unico esente dai birignao della sinistra e ha il coraggio di rompere l’incantesimo: «Basta parlare di Greta! Lei è il sintomo di un possibile tema ma il suo messaggio è nettamente semplificato». Il riscaldamento globale non è un’emergenza bensì «un possibile tema». La petulante svedesina prenda nota. Stefano Lorenzetto. Arbiter.
Una società ha la scienza che essa merita: la ricerca non è mai innocente. La macchina vapore è stata inventata in un momento in cui lo sviluppo della società la reclamava, dato che Denis Papin non era certo il primo che aveva osservato un coperchio sopra un pentola piena d’acqua che veniva scaldata. Brigitte Sauzay, La vertigine tedesca. Olivier Orban, 1985.
Chi vorrebbe incontrare dei personaggi del passato? «Pier Paolo Pasolini. Allora mi sono sempre rifiutato di conoscerlo perché mi era stato descritto in maniera un po’ cruda. Ero molto giovane, ma figuriamoci se uno come me si metteva a credere alle dicerie. Però quando vivi in certi ambienti devi difenderli, non puoi stringere alleanze con il nemico. E, in quegli anni, Pasolini era considerato un nemico di quelle periferie, di quel mondo. Oggi mi rendo conto che non era così, per questo vorrei parlargli». Renato Zero, cantante (Roberto Gobbi), Sette.
I primi facchini giravano già per le consegne e i passanti, ancora lenti appena dopo il risveglio, occhieggiavano vaghi dentro le vetrine, mentre i piccioni metropolitani, fatti i primi voli, s’appoggiavano sui palazzi della piazza principale. Franco Moro Bolzoni, Le parole che si dicono di notte. Albatros, 2019.
La chiesetta di Tobruk sembra matura per il crollo, così squarciata e pericolante, eppure n’esce un suono lieve, lo scampanellìo di una messa. L’interno è un ammasso di mattoni, calcinacci, travi crollate e scheggiate, banche bruciacchiati. Soltanto l’altare è stato un po’ spolverato e sui gradini hanno messo in piedi un grande angioletto di cartapesta mutilato d’una mano e di un’ala, eppure colorito e sorridente nel viso inespressivo e femmineo. Paolo Caccia Dominioni, El Alamein. Longanesi, 1966.
Nuccia (o Annuccia), la sua amica, trovava che senz’ombra di sensualità, il deputato comunista emiliano era un «mangiatore serio», profondo, insomma, anche in quello, e scrupoloso; e lui le faceva notare che veniva da una famiglia che aveva patito la pellagra, la fame cioè sin ben dentro il secolo ventesimo. Guido Morselli, Il comunista. Bompiani, 1976.
In ciascuno di noi c’è anche quello che vorremmo non ci fosse. Roberto Gervaso. il Giornale.