la Repubblica, 12 dicembre 2019
Ode all’Atalanta di Gianni Mura
A ffascinante. Bellissima.Coraggiosa. Dirompente.Energica. Forte. Gigantesca.Incredibile. Luminosa. Micidiale.Navigata. Orgogliosa. Pungente.Quadrata. Reattiva. Splendida.Travolgente. Unita. Valorosa.Zampillante. Qualche aggettivo ispirato dal 3-0 dell’Atalanta in Ucraina, una di quelle sere e di quei risultati da raccontare davvero ai nipoti. Di quelle che fanno piacere non solo ai bergamaschi, anche se l’Atalanta è in sostanza la squadra di Bergamo e provincia. Difficilmente troverete un atalantino a Torino, a Roma, a Bari. Anziché forte potevo anche scrivere fortunata, perché se passi il turno con 7 punti non puoi lamentarti e poi perché l’arbitro non ha mostrato il secondo giallo a Muriel. Ma allora parliamo pure di quanto ancora ti bruciasse dentro l’essere a quota zero dopo tre partite, e di come ti sei giocato le tre rimanenti, con la forza della disperazione si usa dire. Con la forza della consapevolezza, nel caso.Questa è una squadra felicemente operaia. Che continuerà a giocare in Champions a San Siro, le bandiere nerazzurre rimarranno ma non saranno dell’Inter e comunque evitiamo paragoni che potrebbero sembrare polemici.L’Atalanta è una squadra di provincia che in Europa, vinca o perda, non passa inosservata per come gioca. Incarna lo spirito più antico del calcio. Guardate i nomi di chi ha segnato: Castagne, Pasalic, Gosens. Non c’è coda, per loro, al Fantacalcio. Sono arrivati da perfetti sconosciuti in una squadra che cresceva e li ha fatti crescere. Merito di un bravo allenatore, di un club che sa come muoversi tra sogni e realtà. Il calcio più europeo in Italia lo giocano Lazio e Atalanta. A rapide ondate. Gasperini sta rivalutando il gioco a uomo. L’Atalanta è il trionfo dell’uomo che gioca.Arrivati fin qui, avanti dritto.