La Stampa, 12 dicembre 2019
Safilo è in crisi: taglia 700 lavoratori
Safilo paga a caro prezzo il suo piano lacrime e sangue con cui taglia 700 lavoratori. Non solo sindacati e politica si mettono di traverso. Anche la Borsa colpisce duro e cancella un quarto della sua capitalizzazione. Si avvita la vicenda dell’azienda dell’occhialeria che prima annuncia in pompa magna un’acquisizione in America, quella di Blenders, il giorno dopo declina un piano industriale dimagrante, in cui annuncia la chiusura di un sito industriale, a Martignacco (Udine) con 250 addetti, ridimensiona Longarone (Belluno) con 400 tagli e impone sacrifici anche nel quartier generale di Padova, dove gli esuberi sono 50. In Borsa gli investitori rifanno i conti sul titolo e prendono atto dell’addio ai dividendi almeno fino al 2024, data di fine piano. Scattano le vendite, l’azione perde il 25,5% bruciando in una seduta oltre 100 milioni di euro.
«Non si prendono mai queste decisioni a cuor leggero», si giustifica l’ad Angelo Trocchia. Il taglio dei dipendenti in Italia, ripete, è «inevitabile» per permettere a Safilo di «continuare a vivere per altri 150 anni». Questione di sopravvivenza, dopo la perdita delle licenze di marchi di Lvmh come Dior, Fendi e Givenchy che dal 2021 provocheranno un buco nei ricavi di 200 milioni, un quinto del totale. «La decisione di riallineare la nostra capacità industriale era inevitabile – assicura –. Bisogna prendere atto che certi volumi non ci sono più e agire di conseguenza». Spiegarlo ai lavoratori, per esempio ai 250 friulani di Martignacco, fabbrica destinata alla chiusura dal 7 gennaio, non sarà facile. «È una brutta botta. Qui siamo quasi tutte donne, in Friuli non ci sono altri stabilimenti di occhialeria. Cosa faremo adesso? Che Natale passeremo con le nostre famiglie?», si sfoga una lavoratrice ai microfoni di Telefriuli.
Le contromisure sono già scattate. Lo sciopero di 8 ore, anzitutto, proclamato per domani, oltre allo stato di agitazione e al blocco immediato degli straordinari. I sindacati chiamano in causa le istituzioni e studiano come contenere i danni, magari trovando un compratore per lo stabilimento dismesso. «Abbiamo respinto al mittente l’ipotesi dei licenziamenti e della chiusura dei siti produttivi – si legge in una nota di Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil, e delle Rsu aziendali –. Abbiamo invece chiesto di bloccare la procedura e aprire un confronto per cercare tutti gli strumenti idonei a gestire gli esuberi, coinvolgendo la Regione Veneto e il Mise». Tutti sono contro Safilo. La Regione Veneto ha convocato il 20 gennaio l’unità di crisi dedicata al caso, il Pd locale giudica «inaccettabili» i tagli; la Regione Friuli Venezia Giulia chiede un incontro coi vertici dell’azienda per settimana prossima. Dai 5 Stelle si invoca l’intervento del governo. Un caos. Il management di Safilo pensa a un’azienda più snella e rifocalizzata sul digitale. «Entro il 2024 il 15% dei ricavi deve arrivare dall’online, l’acquisizione di Blenders va in questa direzione», dice Trocchia. Sembra un paradosso ma mentre taglia già si dice pronto «ad altre acquisizioni». Cosa farà il socio numero uno, il fondo Hal? «Ad oggi – assicura il manager – tutte le decisioni dimostrano che il fondo è dedicato alla crescita di Safilo, non c’è nessun segnale» di una sua uscita. Resta l’emergenza lavoro. Per Annamaria Furlan, leader Cisl, Safilo è l’ennesima spia che si accende: «Ci sono più di 160 vertenze ferme da troppo tempo, con più di 300 mila lavoratori e lavoratrici coinvolti. È evidente qual è la priorità del Paese». —