il Fatto Quotidiano, 12 dicembre 2019
Guido Gianni, il gioielliere che nel 2008 uccise due ladri, è stato condannato a 13 anni di carcere
Non è stata legittima difesa, ma duplice e tentato omicidio. La Corte d’Assise di Catania ha condannato a 13 anni il gioielliere Guido Gianni, che il 18 febbraio 2008 a Nicolosi, uccise due rapinatori e ne ferì un terzo. Secondo l’accusa, che aveva chiesto 17 anni, il gioielliere aveva ingaggiato una colluttazione con i banditi, che con una pistola, poi risultata a salve, erano entrati nel suo negozio minacciando di uccidere lui e la moglie. L’uomo ha esploso i colpi mortali dopo che i tre erano fuggiti, colpendoli alle spalle. I giudici hanno disposto un risarcimento per i familiari delle due persone uccise, Davide Laudani e Sebastiano Catania, e il ferito, Fabio Pappalardo.
“L’incubo non è mai finito – ha detto Gianni –. Purtroppo quando un cittadino si trova nei guai per volontà degli altri viene punito perché come ha detto il pm, io da vittima mi sono trasformato in carnefice. Quindi la vittima, che sono, vado a processo”.
La difesa aveva cercato di dimostrare che la reazione dell’uomo era dovuta alle minacce subite e alla preoccupazione che potessero fare del male alla moglie: “La situazione umana a 360 gradi è terribile – commenta il legale Michele Liuzzo –, perché ci dà due morti e la stessa famiglia ‘morta’, con una persona per bene che si ritrova in questa situazione e che alla lettura della sentenza non stava bene, così come la moglie, che subì un aggressione durante la rapina e che adesso si ritrova a vivere accanto al marito un secondo incubo”.
Un sentenza che riapre il dibattito in Italia sulla legittima difesa. Il primo a intervenire è stato Matteo Salvini: “Vergogna! La giustizia italiana condanna alla galera il commerciante aggredito, con la moglie minacciata di morte – ha detto Salvini –. Io sto con chi si difende, sempre”.
Dal Veneto arriva la solidarietà al collega siciliano, con le parole del vicentino Roberto Zancan: “Solo chi ha provato quella paura, sa quanto possa sconvolgere la vita, l’entrata di un ladro nel proprio negozio, il pericolo che possano correre in quei frangenti i propri familiari. Cambia il modo di vivere. A nessuno credo piaccia imbracciare un’arma, ma è anche ‘normale’ che ci sia una reazione”.
Il gioielliere di Ponte di Nanto, la sera del 3 febbraio 2015 subì l’assaltato di alcuni rapinatori, che esplosero diversi colpi d’arma da fuoco. Per difenderlo intervenne il benzinaio Graziano Stacchio, che uccise uno dei rapinatori con il suo fucile. In quel caso, il giudice archiviò, su richiesta della Procura, l’accusa per eccesso colposo di legittima difesa contestato a Stacchio, perché i ladri avevano “sparato per uccidere”, e il benzinaio aveva risposto a una minaccia mortale reagendo con un mezzo proporzionato, cercando però di non colpire parti vitali dei rapinatori.
“Perché condannare una persona che ha difeso la propria attività – dice Zancan –, magari dopo anni di sacrifici per tirarla su? I ladri sono morti, amen. Nessuno gli ha detto di compiere quello che poi hanno fatto”, ha detto Zancan che con una provocazione, ha creato anche una collezione di bijoux chiamata “Legittima Difesa”: collane, braccialetti e orecchini che riproducono rivoltelle e proiettili.
“Salvini fa dichiarazioni senza avere gli strumenti e le conoscenze per formulare giudizi minimamente plausibili. Se lasciasse lavorare forze dell’ordine e magistrati, forse le cose e vuole molto meglio”, ha risposto all’Adnkronos Costantino Visconti, professore di diritto penale all’Università di Palermo.