Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  dicembre 11 Mercoledì calendario

Una nuova biografia su Caterina De’ Medici

!CC

WIMBLEDONX L’11 novembre 1533, Marsiglia in festa accoglie papa Clemente VII e sua nipote Caterina de’ Medici, promessa al Delfino di Francia. La chiameranno Regina Madre per aver generato ben tre sovrani, e per il ruolo cruciale che avrà nella vita del regno; ma nessuno, vedendola arrivare quel giorno, l’avrebbe detto. Caterina è piccola, brunetta, non certo una dea; i francesi restano delusi: straniera, per giunta bruttina. Così la pensa anche il principe Enrico, che del resto ha occhi solo per la bella, intrigante Diana di Poitiers: vent’anni più anziana di lui, la favorita lo terrà a lungo in suo dominio, dettando legge a corte e nel regno. 
È solo l’inizio dell’appassionante biografia scritta da Alessandra Necci (Caterina de’ Medici. Un’italiana alla conquista della Francia, Marsilio, 18 euro), che lascia sullo sfondo i grandi eventi politici per indagare soprattutto i lati umani di una figura luminosa intorno alla quale si è sviluppata una fosca leggenda nera. Ignorata dai cortigiani che si affollano osannanti intorno alla sua rivale, Caterina si ritrova sola in quell’ambiente estraneo, ostile. Andrà di male in peggio quando sarà chiaro che Clemente VII non pagherà la dote promessa per lei, e che la futura regina non darà figli alla Francia. 
Si parla di ripudio: il Delfino ha bisogno di almeno un erede. Si pensa di rimandarla in Italia, dove non ha un patrimonio e neanche più lo zio papa, che intanto è morto. Isolata, umiliata, disprezzata, Caterina non soccombe: ha sviluppato un’eccezionale robustezza psicologica durante la sua infanzia segnata dalle stigmate della sofferenza. Orfana prestissimo di entrambi i genitori, è passata da un parente all’altro, poi in diversi monasteri, come una prigioniera o una merce scomoda da custodire. 
NUDAData in ostaggio, durante l’assedio di Firenze ha rischiato d’essere esposta nuda sugli spalti delle mura perché fosse uccisa dai proiettili: aveva solo otto anni. Sopravvissuta a queste e altre avversità, sopporta il gelo di tomba che la corte francese ha fatto scendere intorno a lei. Raddrizza la schiena, non si arrende. Sceglie bene i propri alleati: il suocero Francesco I, innanzitutto, innamorato dell’Italia, al quale fa arrivare in dono oggetti preziosi di squisita fattura del Rinascimento italiano; e poi anche Diana di Poitiers, la sua rivale, che da nemica diventa un’ancora di salvezza. 
L’ALLEATAL’onnipotente favorita infatti ha simpatia per quella ragazza che non può darle ombra: meglio lei, intelligente e docile, che un’altra, magari più bella e aggressiva. Così Diana riduce al silenzio i ministri, e scaccia dal suo letto Enrico perché compia i doveri coniugali. Dopo dieci anni di sofferto matrimonio, Caterina finalmente resta incinta. È salva, per il momento; ma il destino ha in serbo molte amarezze, per lei. Scelte difficili, veleni e pugnali da schivare. Anche errori ferali, purtroppo: specie il massacro degli ugonotti nella notte di san Bartolomeo del 1562, che getta un’ombra tetra sulla memoria di questa sovrana. L’autrice asseconda il gusto del pubblico che oggi riscopre il Rinascimento italiano attraverso libri ma anche la fiction di qualità: come I Medici In nome della famiglia, in onda con successo su Rai1. Anche il saggio di Alessandra Necci lo è. Un bel regalo di Natale per gli amanti della storia ma non solo, documentato eppure scritto con quel sapido gusto del gossip innato negli uomini del tempo: appostati dietro i tendaggi, a scrutare i segreti di letto dei potenti sfruttando ogni pertugio o fessura, compiendo continue violazioni della privacy che a noi oggi paiono raccapriccianti. Ma loro, del resto, non avevano i social.