Il Messaggero, 11 dicembre 2019
In Italia gli incidenti stradali sono in calo
La triste conta non si ferma mai. Ogni giorno sulle strade italiane muoiono 9 persone, oltre tremila morti all’anno. Solo a Roma in ventiquattr’ore si sono registrate tre vittime: due pedoni e un ciclista. A Coccaglio, nel Bresciano, un pirata delle strada ha travolto in pieno, sulle strisce, un bimbo di 2 anni che era sul passeggino spinto dalla mamma. Il piccolo è stato sbalzato per cinque metri e ora è in coma, le sue condizioni sono critiche. I carabinieri di Chiari dopo avere visionato le immagini di alcune telecamere sarebbero già sulle tracce del fuggitivo, dileguato a bordo di un’utilitaria scura. Sempre al Nord, Pasquale Falanga, un soldato dell’Esercito italiano, è morto ieri nello scontro tra un mezzo militare e un camion sulla autostrada A6 Torino-Savona. Imprudenza, distrazione e mancato rispetto dei limiti di velocità sono tra le cause principali degli scontri. E l’uso del telefonino alla guida, soprattutto per inviare o leggere messaggi, rappresenta l’insidia maggiore. È questa la fotografia di un fenomeno scattata ieri nel corso della presentazione del «Centro di eccellenza per la sicurezza stradale», un progetto pilota che partirà da Roma e vedrà impegnati polizia di Stato, università La Sapienza, Asl Roma 1 e Fondazione Ania per prevenire e ridurre il numero degli incidenti attraverso canali di informazione e sensibilizzazione nelle scuole, nei centri di aggregazione sociale, e l’impiego di task-force in grado di adottare strategie adeguate. «Il 17 per cento dei sinistri è dovuto alla distrazione, che vuole dire sonno o smartphone in mano – dice Giovanni Busacca, direttore del Servizio di Polizia stradale – Attualmente è solo prevista una sanzione economica e una decurtazione, vorremmo la sospensione della patente e il sequestro del cellulare».
Dopo un’incessante diminuzione delle vittime dal 2001 al 2014, nell’ultimo quinquennio l’andamento degli incidenti stradali in Italia è diventato «altalenante» senza riuscire mai a scendere sotto la soglia delle tremila vittime l’anno. Anche il dato parziale, cioè quello relativo solo agli incidenti registrati da polizia e carabinieri, nei primi undici mesi del 2019, mostra un andamento analogo a quello dell’anno precedente con 1.492 deceduti (il 3% in meno del 2018 che aveva fatto registrare 1.538 vittime, 3.334 nel dato totale dell’Aci).
I CICLISTISolo nel territorio urbano di Roma (escluso il Grande Raccordo Anulare dove, pure, lunedì sera è stato travolto un romeno di 36 anni, tra la Salaria e Settebagni) quest’anno la Polizia locale di Roma Capitale ha registrato 111 vittime e 12.827 feriti, oltre un terzo sono pedoni, mentre aumentano rispetto all’anno precedente i ciclisti uccisi. Se nel 2018 l’Aci conteggiava tre decessi sulle due ruote a pedali, quest’anno sono già otto. «I dati spesso rivelano solo alcuni aspetti del fenomeno – afferma Alfredo Giordani, di Vivinstrada, vicepresidente della Consulta cittadina a Roma per la sicurezza stradale – per esempio, negli anni di crisi economica gli spostamenti sono diminuiti, poi gli automobilisti si sono corazzati con Suv e crossover per sentirsi più sicuri, viste anche le strade disastrate e, di conseguenza, sono aumentati i feriti tra pedoni, ciclisti e centauri, più vulnerabili. Sui pedoni qualcosa si sta facendo, sono iniziati per esempio i controlli per il rispetto degli attraversamenti». Dove si vedono, perché spesso le zebre sono sbiadite o messe nei punti peggiori: agli incroci e dopo le curve. Tra le vittime romane delle ultime ore c’è anche il 77enne Nicola Carmine Florio, napoletano che viveva a Centocelle da cinquant’anni. Procedeva appoggiato al suo bastone sulle strisce di via Prenestina, quando un furgone lo ha travolto e ucciso. Non c’è stato nulla da fare anche per un ciclista, a ieri ancora non identificato, preso in pieno da una Ford Focus sulla laterale della Cristoforo Colombo, in località Infernetto. Dura la mamma di Elena Aubry, morta in moto a 25 anni sull’Ostiense: «A Roma deve intervenire l’Esercito per riparare strade e buche. Serve una task-force che vada oltre le singole competenze».