Libero, 11 dicembre 2019
Gli sperperi della Pa costano 200 miliardi
Come si fa a dar torto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quando si scaglia contro la piaga dell’evasione? Certo che per tanti aspetti l’abitudine a fare del “nero” rappresenta «l’esaltazione della chiusura in se stessi e dell’individualismo esasperato», ed è altrettanto evidente che «se io mi sottraggo al mio dovere di contribuire sto sfruttando quello che gli altri pagano con le tasse», ma il fatto è che purtroppo l’evasione non è il peggiore dei mali del Paese. Se ci si limita all’aspetto economico, infatti, il comportamento dello Stato in tutte le sue declinazioni è una zavorra ben peggiore. Lo dice, ormai da anni, l’ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha raccolto alcuni dati forniti dalle più autorevoli istituzioni e le ha comparate con le stime del ministero dell’Economia sull’ammontare del mancato pagamento delle tasse. Fatti due conti emerge che a fronte di un’evasione fiscale che raggiunge i 110 miliardi, il costo che cittadini e imprese sopportano a causa di sprechi e sperperi nella Pubbica amministrazione è di 200 miliardi. Morale della favola: secondo l’associazione degli artigiani veneti nel “rapporto “dare-avere” tra lo Stato e il contribuente italiano, il soggetto maggiormente leso è il secondo. Un dato che fa riflettere. E va letto in tutte le sue sfaccettature. I DEBITI DELLA PA Innanzitutto ragionando sulle singole inefficienze. La burocrazia, manco a dirlo, rappresenta un macigno da 57 miliardi. Qualche miliardo in più dei debiti commerciali della Pubblica Amministrazione: 53 miliardi. Hanno una loro incidenza anche le carenze delle infrastrutture, 40 miliardi, così come le lungaggini e le incertezze del sistema giudiziario che creano una quarantina di miliardi di danni al Paese. Quindi c’è la spesa pubblica, la sanità e il trasporto pubblico locale. La comparazione delle classi di spreco – specificano gli artigiani veneti – non ha alcun rigore scientifico perché gli effetti economici delle inefficienze pubbliche che si scaricano sui privati sono di fonte diversa e gli ambiti in molti casi si sovrappongono, ma il ragionamento ha una sua fondatezza. Siamo a un’incidenza pari al doppio (più di 200 miliardi) rispetto ai mancati incassi dovuti all’abitudine di fare “nero” (110 milairdi). E non finisce qui. Perché oltre agli sperperi delle Pubblica amministrazione gli italiani sono costretti a subire anche «gli effetti negativi procurati dal mancato rispetto delle norme e dei regolamenti vigenti» in Europa. Lo evidenzia la stessa Cgia secondo la quale «il record di infrazioni europee subite dal nostro Paese fino ad oggi dimostra che le nostre istituzioni pubbliche devono migliorare tantissimo». LE PROCEDURE I numeri dicono che la lista delle procedure in corso parte dalla pessima qualità dell’aria presente in molte città, continua con la presenza di arsenico nell’acqua potabile, il mancato rispetto dei tempi di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione e arriva fino ai livelli di inquinamento presenti nell’area dell’ex Ilva di Taranto. Fatte le somme, siamo a un totale di 77 procedure: nella maggior parte dei casi si tratta di violazione del diritto dell’Unione, ma non sono rari i fascicoli aperti per il mancato recepimento di una direttiva. Tantissime sono le procedure legate all’ambiente(21), tante fanno riferimento alla fiscalità e alle dogane (11), poi ci sono le violazioni nell’ambito del sistema dei trasporti (6), della concorrenza e degli aiuti di Stato (5), della giustizia (5) e dell’energia (4). «Sia chiaro – precisa l’associazione degli artigiani – chi evade commette un reato e va perseguito ovunque esso si annidi, tuttavia la legalità deve essere rispettata da tutti: sia dai soggetti pubblici sia da quelli privati».