La Stampa, 11 dicembre 2019
«Vietare il cellulare ai minori di 14 anni: fanno male alla memoria». L’ultima idea di Andrea Cangini, senatore di Forza Italia
«I divieti non fanno parte della mia cultura, ma tutti gli esperti che stiamo ascoltando concordano sul rischio di danni irreversibili su bambini e adolescenti: io credo che sarebbe opportuno introdurre un divieto assoluto di uso dello smartphone per i minori di 14 anni. Non solo nella scuola. Nella vita». Andrea Cangini, senatore di Forza Italia, una vita da giornalista (ha diretto Quotidiano nazionale e Resto del Carlino), sa già che si attirerà l’odio dei ragazzi, «e anche dei genitori che delegano la pace familiare ai dispositivi elettronici». Ma i risultati dell’indagine conoscitiva sull’abuso digitale, che ha chiesto e che da giugno è in corso in settima commissione (istruzione) a Palazzo Madama, rivela, sono allarmanti.
Che cosa sta emergendo?
«Sta venendo fuori un quadro devastante. Il primo ospite, Manfred Spitzer, famoso neurologo e psichiatra tedesco che dedicato buona parte del suo lavoro a questo tema, autore di “Demenza digitale”, ha dimostrato, citando dati scientifici, che non si può non abusare, soprattutto peri più giovani, di queste tecnologie: perché il meccanismo chimico che avviene a livello cerebrale è identico a quello della cocaina, con rilascio di dopamina, ormone della felicità. Convincere i nostri figli a farne un uso moderato è un po’ ingenuo».
Che conseguenze ha l’abuso?
«Si stanno perdendo un po’ alla volta quelle facoltà che per millenni hanno rappresentato l’intelligenza: memoria, spirito critico, attenzione, comprensione delle cose, tesi confermata da altri specialisti, neurobiologi, psichiatri. Il cervello è un muscolo, ma in questa epoca è sottoutilizzato e sottosviluppato. Non esiste, lo dicono tutti, una sola ricerca scientifica che dimostri che l’uso della tecnologia nelle scuole aiuti la crescita intellettuale degli studenti. Ne esistono molte che dicono il contrario. Abbiamo già materiale sufficiente per dire che siamo davanti a emergenza grave che non è stata ancora messa a fuoco da famiglie e scuola».
Emergono correlazioni coi disturbi dell’apprendimento?
«C’è stata una interessantissima audizione della professoressa Alessandra Venturelli, presidentessa dell’Associazione italiana disgrafie, che ha dimostrato che i ragazzi non sanno più tenere in mano la penna, e la disabitudine alla scrittura a mano produce danni irreparabili sul cervello. Venturelli ha citato un dato: sono aumentati del 357% i disturbi dell’apprendimento, e questo è legato secondo lei all’abuso della tecnologia e alla scarsa familiarità con la carta, perché il cervello si attiva molto meno se abbiamo davanti un tablet. Il termine di paragone con cui dovremmo confrontarci sono Corea del sud, Giappone e Cina, paesi dove il 18-20% dei ragazzi è in cura per quella che è la principale malattia di quest’epoca. Ma i nostri figli sono la classi dirigente di domani, quindi mi preoccupa molto».
Com’è nata l’indagine?
«Da una inchiesta del New York Times del 2011 che partiva da una domanda interessante: che rapporti avessero con la tecnologia i figli dei big di Intenet. Nessuno: divieto assoluto, scuole con lavagna e gessetto. In Israele da quando ci sono i computer a scuola c’è stato un drastico calo dell’ apprendimento di matematica. Io credo che le tecnologie a scuola siano soldi buttati che producono l’effetto contrario a quello voluto. Mentre il rapporto Ocs- Pisa ci dice che ormai oltre il 30% di diplomati o ragazzi usciti dalla terza media non sanno comprendere un testo che dovrebbe essere alla loro portata. Sarebbe il caso che il legislatore intervenisse». —
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