Corriere della Sera, 11 dicembre 2019
La seconda voce di Eros Ramazzotti è migliore della prima
La voce di Eros è inconfondibile. In un videoclip di Rovazzi Ramazzotti si prende in giro e dice che per imitarla basta mettersi una molletta al naso, ma resta uno dei patrimoni da export della musica italiana. Questa primavera si è inceppata ed è stato necessario bloccare il tour americano (ci tornerà a fine gennaio) per un intervento alle corde vocali. «I problemi erano iniziati a Sanremo – ricorda la popstar —, sentivo qualcosa che non andava nella voce. Dagli esami è emerso un ispessimento delle corde vocali e ho deciso di intervenire rapidamente».
Operazione quasi di routine, ma tutti i suoi colleghi che ci sono passati dicono di aver avuto paura...
«No, non ho avuto paura. Sento il mio corpo, mi conosco bene. Adesso la voce è migliorata. Sono tornato ad avere l’estensione che avevo anni fa, ho ritrovato falsetti e altre sfumature che si erano perse. A metà concerto sento che la voce regge. All’inizio del tour l’anno scorso facevo 2 ore e 5 minuti circa, adesso arrivo a 2 ore e mezza».
I giorni dopo l’operazione come sono andati?
«Sono stato praticamente zitto una settimana».
E come sgridava i figli?
«Sono andato in campagna da solo, in una casa dove mi ritiro per stare sereno e lontano dal gossip».
È stato difficile stare in silenzio per tutto quel tempo?
«Vivo da quasi 40 anni una vita artistica che mi fa sentire spesso il bisogno di stare solo senza parlare, mi guardo dentro, ragiono, penso... Sono uno che parla poco e quella è stata un’occasione per parlare meno (ride)»
La riabilitazione?
«Un mese dopo l’operazione ho iniziato con i primi esercizi: con una cannuccia dovevo soffiare in una bottiglia piena d’acqua. È stato un lavoro certosino».
Il duetto con la popstar cinese Gin Lee su «Vale per sempre» è un modo per sbarcare in Asia?
«Da 3 anni ho cambiato manager e avvocato: è una gestione solida e matura in una realtà che è cambiata completamente. La Cina è un’opportunità: vediamo come sarà accolto il brano».
Realtà che cambia e nuovi artisti che arrivano a insidiare la sua generazione. Come li vede?
C’è troppa violenza
nei testi
di molti rapper: bisogna pesare
le parole,
in certi casi manca
solo la bestemmia. Per quanto riguarda la vita privata sono single
«Amo Ultimo: una grande persona e un grande artista che a 23 anni sa già stare sul palco come un 50enne. In questi 10 anni è l’unico che mi ha dato qualcosa. Sta riportando la gente verso il pop-rock. Anche Coez e Calcutta sono forti».
La trap?
«Mi fa paura. Danno esempi sbagliati e c’è troppa violenza nelle loro canzoni. Vero che la realtà che descrivono è quella che è, ma bisogna essere positivi e pesare bene le parole. Manca uno che bestemmia e siamo a posto...»
Nel tour (oggi a Roma e il 20 a Milano l’ultimo appuntamento italiano) ha inserito dei filmati con un richiamo ecologista. Che reazione ha dal pubblico?
«Buona. Non è un tour a impatto zero perché comunque abbiamo camion per il palco e aerei per spostarci. Però è importante dare segnali, il pianeta è saturo, c’è una visione sbagliata e dobbiamo capire che dobbiamo intervenire facendo ciascuno un poco. Scuola e famiglia sono fondamentali».
E lei cosa fa da papà?
«Non è facile far crescere i figli con una mentalità e una cultura aperte. Aurora ha 23 anni, ha la testa sulle spalle, le ho trasmesso io questa sensibilità per l’ambiente e sto facendo lo stesso con i due più piccoli».
Aurora dice che in famiglia lei è stato il poliziotto buono. Conferma?
«Michele (Hunziker, la mamma ndr) e io abbiamo una vita fuori dagli schermi ed essere nostra figlia non è stato facile. Quello che dice è vero, sono rigido ma buono».
Si è da poco separato dalla seconda moglie Marica Pellegrinelli e i paparazzi la inseguono...
«Sono orgogliosamente single, ma se saluto una fan a Lubiana o se mando un sms alla nuova miss Italia qualcuno si inventa chissà che storia... So di essere nell’occhio del ciclone, ma non c’è freno allo schifo del gossip».
La separazione influenzerà la sua vita artistica?
«Ci sarà, ma in maniera diversa da 15 anni fa: “9” era un disco introspettivo e triste, ora vorrei parlare di un’esperienza positiva, di un amore finito ma che ha lasciato ricordi belli e figli bellissimi».