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 2019  dicembre 11 Mercoledì calendario

Il piano di Conte per il rilancio: tagliare l’Irpef la priorità



ROMA Il premier non vuole stare «appeso» ai capricci di Renzi e Di Maio. E lo stesso desiderio, di continuare il viaggio con i piedi per terra, nutrono i leader dei quattro partiti che sostengono la maggioranza. Eppure l’Agenda 2023 anticipata da Giuseppe Conte sul Corriere di ieri è ancora tutta da scrivere. Ci sono i titoli, a cominciare da quel sostanzioso taglio dell’Irpef che sembra mettere tutti d’accordo. Ma c’è da ragionare sulle priorità e da sostanziare con i numeri quella «maratona delle riforme strutturali per cambiare davvero il Paese». Il presidente del Consiglio è determinato a dedicare il mese di gennaio alla stesura di un progetto di rilancio e la difficoltà dell’impresa è già nel vocabolario. Luigi Di Maio vorrebbe un contratto, per ripetere lo schema del governo con Matteo Salvini. Nicola Zingaretti chiede una verifica. E Conte, per grattare via la ruggine dei «vecchi schemi», parla di «rilancio». La divergenza lessicale rischia di essere un assaggio di quelle divergenze, assai più profonde, che fin qui hanno impedito alla maggioranza di muoversi come un’alleanza. Il 26 gennaio si vota in Emilia-Romagna e l’attesa di quella domenica fatidica rischia di legare le mani al premier. Il ministro Roberto Speranza è ottimista e sente che «prevarrà il rilancio, perché l’alternativa è consegnare il Paese alla destra e sarebbe una follia». Il segretario di Leu approva il taglio dell’Irpef come «un grande tema di orizzonte» e proverà a inserire nell’Agenda di Conte 10 miliardi per rafforzare il Sistema sanitario nazionale. La reazione degli altri partiti è molto più cauta. I 5 Stelle, che pure si sono ricompattati attorno alla leadership del capo politico, vogliono dettare l’agenda. Zingaretti, in tv su La7, chiede «fatti concreti» subito. E nei gruppi parlamentari dem è facile imbattersi in voci dissonanti, come Matteo Orfini: «Se dobbiamo andare avanti è ragionevole riconsiderare tutto, anche chi guida». Italia viva, quarta gamba della maggioranza, sembra aver smesso di far ballare il tavolo. Il renziano Luciano Nobili è pronto al rilancio: «Noi ci siamo. Sulla manovra ci siamo scannati, ma ora dobbiamo ripartire». Da dove? Ma ovviamente dal «piano shock di Renzi», 120 miliardi per rimettere in moto la crescita.